“TecheTecheté” nuovo “Dadada” di Rai1
Dopo “Dadada” andato in onda dal 2009 al 2011 con grande successo di pubblico, sarà “TecheTecheté – Il nuovo che fu” il programma-striscia di Rai1 in access prime time (segue il telegiornale e precede il programma della serata) che ci terrà compagnia per i mesi estivi. Ottimo debutto quello di ieri sera che ha ripresentato l’ormai convalidato format di Elisabetta Barduagni: servendosi di videoframmenti ripescati dalle Teche Rai si ripercorrerà la storia della televisione Italiana dal 1954 ai giorni nostri. In ogni puntata vedremo tre grandi personaggi (quelli di lunedì 2 luglio erano Renzo Arbore, Christina De Sica e Minnie Minoprio) ritratti in vari momenti della loro carriera e uniti da un tema comune.
“TecheTecheté” ha il pregio di riportarci indietro in quegli anni d’oro di una tv di qualità e non di quantità. Chi faceva televisione a quei tempi, dal presentatore, all’autore, al ballerino al regista, voleva intrattenere lo spettatore in modo raffinato e intelligente, sulla scia dei principi sanciti da John Reith per la BBC, ovvero: Educare, Informare, Intrattenere. Lungi dal voler fare del borioso passatismo, è impossibile non ammirare la preparazione, l’ecletticità e la versatilità degli artisti della "paleotelevisione", quella votata al servizio pubblico. Con l’avvento della televisione commerciale all'indice di gradimento di un programma è stato preferito l’indice di ascolto, cambiando decisamente la missione e lo scopo della tv stessa e di chi la fa: vendere, vendere, vendere, pubblicità, publicità e ancora pubblicità. L’arte, quindi, nel tempo, è diventata un optional e, a giudicare dalle ultime stagioni tv, mosca bianca.
Le 64 puntate di questo “revival del piccolo schermo”, che avremo occasione di vedere fino ai primi di settembre, sono un esempio di programma culturalmente valido ottenuto nel massimo dell’economia: tutto materiale di repertorio rimaneggiato, rimontato, ricucito in un nuova striscia di senso, in un nuovo linguaggio che piace a grandi e piccini, a significare che la qualità viene sempre apprezzata e gradita.
(Andrea Ozza)
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