“Titanic – Nascita di una leggenda”, una lussuosa fiction senza grinta
Della tragedia del Titanic, ormai, sanno anche i sassi. A una settimana dal centenario del drammatico affondamento del transatlantico dei sogni, dopo il kolossal da undici Oscar di James Cameron rieditato per l’occasione nelle sale in 3D, Raiuno ha proposto ieri sera l’esordio delle sei prime serate in cui sono distribuite le 12 puntate della serie “Titanic – Nascita di una leggenda”, una coproduzione Rai Fiction con Dap Italyed Epos Film e Tandem Communication.
Progetto internazionale assai strategico, che cerca di cavalcare l’onda di un disastro rimasto mitico e rinfocolato nel tempo da ogni sorta di omaggio. Nessun paragone, almeno per ora, con il celebre film del 1997, dato che la fiction diretta da Ciaran Donnelly (“I Tudors”) non vuole ritornare alla cronaca dell’inabissamento ma al periodo della costruzione della spropositata nave passeggeri, in cui si intrecciarono destini e interessi di tanta e variegata umanità.
Nato grazie all’interessamento del miliardario americano PJ Morgan (Chris Noth), che affida la costruzione al cantiere irlandese Harlan & Wollf di Lord William Pirrie (Derek Jacobi), il Titanic prenderà forma a partire dal 1909, tra le insurrezioni degli operai italiani e gli stravolgimenti sociali di inizio secolo. In luce è la storia d’amore annunciata tra l’ingegnere Mark Miur (Kevin Zegers), protetto della giornalista Joanna Yaeger (Neve Campbell), e la scrivana Sofia Silvestri (Alessandra Mastronardi), immigrata e già promessa sposa del buon Andrea (Edoardo Leo).
Sebbene la confezione super lusso abbia garantito una cura scenica davvero inusitata per la nostra serialità, il primo appuntamento col “Titanic” targato Rai non ha smentito la linea soporifera che ha sempre contraddistinto la gran parte delle produzioni dell’azienda.
L’affollato cast a disposizione, che unisce il Mr. Big di “Sex and the City” Chris Noth all’eroina della saga horror “Scream” Neve Campbell, fino a Derek Jacobi e all’ormai lanciatissima Mastronardi, ha il suo poderoso richiamo; purtroppo manca vera forza narrativa a far sì che l’antefatto alla catastrofe risulti altrettanto interessante. Tante piccole storie, sospese tra la banalità e l’inconsistenza, restano schiacciate in una sceneggiatura che vuole raccontare troppo, ottenendo l’esatto opposto, senza così creare né curiosità né empatia verso i personaggi.
Non tutto è perduto comunque, e c’è tempo sufficiente affinché la fiction possa riprendersi e trovare quel guizzo energico che, per ora, ha latitato.
(Giuseppe D’Errico)
Libro della settimana
-
“Il manifesto di un eretico”: l’ultimo libro di Brendan O’Neill sulle nuove ortodossie della nostra epoca
Nelle librerie dal 15 maggio per Liberilibri, Il manifesto di un eretico. Saggi sull’indicibile è il nuovo libro del giornalista inglese Brendan O’Neill, caporedattore politico…