“Romanzo di una strage”. Piazza Fontana 12 dicembre 1969: la verità esiste
“Romanzo di una strage” , proiettato in anteprima al cinema Adriano, è una delle pellicole nostrane al momento più attese dal pubblico.In sala qualcuno sta rivivendo una storia che già conosce, qualcun’altro sta concretizzando avvenimenti di cui ha sentito parlare, ma tutti stanno scoprendo una verità raccontata con arte da Marco Tullio Giordana. Alla fine della proiezione il grande punto di domanda su Piazza Fontana non c’è più, ma sono tante le questioni che sorgono. La “bontà” di questo tipo di cinema è di suggerire delle riflessioni attraverso un linguaggio poetico e non politico, libero da qualsiasi pregiudizio.
Alla conferenza, oltre al regista, gli sceneggiatori e buona parte del cast, ci sono Riccardo Tozzi di Cattleya e Paolo del Brocco di Rai Cinema, che esternano l’orgoglio di aver accettato la sfida di Giordana. Se può non essere un dovere andarlo a vedere, era invece un diritto dei giovani avere a disposizione un documento tale. È infatti il primo film dopo 43 dalla strage di Piazza Fontana. Il titolo è una citazione di Pier Paolo Pasolini, le cui poesie “Patmos”, dedicata alle vittime della strage, e “Il Pci ai giovani!!”, dedicata ai poliziotti, sono state fonte di ispirazione per Giordana. Per il resto la ricostruzione si basa su fonti storiche incrociate e, in particolar modo, sul libro-inchiesta di Paolo Cucchiarelli.
Fondamentale soprattutto per gli attori, è stata la conoscenza di chi allora c’era ed è ancora vivo. Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli) e Michela Cescon (Licia Pinelli) raccontano il toccante incontro con la vedova Pinelli e con le figlie. Valerio Mastrandrea (Luigi Calabresi) ha invece rispettato la riservatezza della famiglia Calabresi. Si è preparato facendo un lavoro sul suo pensiero moderno di vedere le cose, un lavoro che per lui non si conclude con il film, che gli ha lasciato sentimenti come l’impunità, la certezza che nelle cose ancora oggi non si vada a fondo e che possano ripetersi gli stessi esiti. Rilevante anche lo spaccato sulla stampa dato dal personaggio di Thomas Trabacchi (Marco Nozza), un giornalista puro che non si affida solo alle veline ma che consuma le scarpe scendendo in strada. Fabrizio Gifuni interpreta un Aldo Moro molto religioso, di cui emerge il forte sentimento umano per gli italiani e per lo stato.
Si tratta di un evento troppo importante nella storia della Democrazia Italiana, ne ha cambiato le sorti, ha fatto crollare nei cittadini la sensazione di poter collaborare alla costruzione di un paese. Giordana con questo film vuole trasformare l’ “io so…” di Pasolini con il più efficace “noi sappiamo”.
(Annalisa De Carlo)
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