Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“Super8”: meravigliosa nostalgia, by Abrams&Spielberg

“Odio l’estate” cantava Bruno Martino, e per fortuna che il suo astio non era riferito alla line-up delle uscite cinematografiche che dobbiamo sorbirci, rifugiandoci nelle sale più che altro per sfuggire alla calura agostana. Eh sì, perché sembra che ogni anno il nostro destino sia irreparabilmente segnato: o pretenziosi blockbuster che raschiano sul fondo del barile della nostra pazienza gli ultimi residui in attesa dei prossimi e più consistenti ‘botti’ settembrini; o piccole chicche che scopriamo per caso e vorremmo non restassero confinate al loro anonimato in sala per poi riscoprirle in dvd.

Come classificare l’attesissimo “Super 8”, già uscito negli USA e che sui nostri schermi arriverà a settembre, pellicola che sembra avere le stimmate di entrambi i ‘generi’ citati eppure entrambi travalica? Inutile soffermarsi sull’accoppiata J.J. Abrams alla regia e il suo ‘padre putativo’ Steven Spielberg alla produzione per capire che tanto hype attorno all’uscita, ma anche tante aspettative visti i nomi, potrebbero sancire la santificazione o la condanna per un film che s’inserisce in un filone fecondissimo: a partire da “Cloverfield” (sempre di Abrams) e “District 9” fino ai più recenti, e diversissimi, “Paul” e “Monsters”, l’alieno è tornato di moda e la supervisione del buon Steven ha fatto gridare preventivamente al ‘miracolo’ di un nuovo E.T.

“Super 8” è una sorta di bignami, di vocabolarietto portatile del cinema di Spielberg (l’alieno, i ragazzi, i dubbi pre-adolescenziali, le immancabili bici, i riferimenti meta-cinematografici, la lealtà, i contrasti col mondo adulto) virato secondo la visione di Abrams, nuovo maestro della suspense a partire da “Lost”. La trama, in breve, vede un gruppo di ragazzini che cerca di girare in Super 8 un corto amatoriale e si ritroverà coinvolto in un incidente che chiamerà in causa gli immancabili militari per fronteggiare una minaccia aliena; a capeggiare la combriccola, il piccolo Joe che da poco ha perso la madre a causa del padre della ragazza di cui presto s’innamorerà (la bravissima Elle Fanning: è nata una stella?) e che nel suo percorso di maturazione dovrà affrontare il più classico dei bivi.

Abrams sceglie, non a caso, di ambientare la vicenda nel 1979, in una fittizia cittadina dell’Ohio, a segnalare che le coordinate del film sono (anche) la nostalgia per quegli anni – dove i bambini sognavano con E.T. e i film di Spielberg – e il tono melodrammatico. Al resto ci pensa una regia prevedibile ma che si regala alcune scene epiche, come l’incidente ferroviario inziale e la scena con le automobili calamitate verso il cielo. In tutto ciò, proprio come il recente “Monsters” di Blomkamp, quello che latita è proprio l’alieno, nascosto sapientemente per buona parte della vicenda e che ci fa capire che il vero focus è sugli umani, cinicamente rispecchiati nella razza orribile che invece combattono. Il finale, poi è un dolcetto amarognolo che ben stona con l’atmosfera estiva da mojito e Cucciolone, e ci ricorda che oggi E.T. (eresia!) sarebbe stato girato in questo modo.

O, forse, che “Super 8” vent’anni fa sarebbe stato un classico. 

Non è un capolavoro, ma Abrams dà la biada a qualunque blockbuster sul mercato e lascia dentro un po’ di quella nostalgica meraviglia che provavamo da bambini quando andavamo al cinema. Bruno Martino, se potesse, concorderebbe con noi.

 

(Raffaele G. Flore)

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM