“Transformers 3” di Michael Bay: di robot, di donne e di saghe
Mettiamolo subito in chiaro: parleremo di ‘trilogia’ nel caso dei robottoni inventati dalla Hasbro solo perché dà un senso di compiutezza al discorso, permette di fantasticare sui massimi sistemi e poi fa abbastanza figo. Perché, lo sappiamo – salvo catastrofi epocali che nemmeno lo stesso Bay renderebbe degnamente sullo schermo – il quarto capitolo verrà prima o poi. Oh, se verrà: che si tratti di quadrilogia, di ‘re-boot’ eterodosso della serie o di un “Transformers: Begins” che salvi capre (i fan della serie) e cavoli (il box office) poco importa.
Quello che conta è che la Sacra Trimurti (Michael Bay alla regia, Steven Spielberg produttore e James Cameron ‘padre’ della post-produzione 3D) propone per l’estate il terzo capitolo di una saga che, con la prima puntata, aveva incredibilmente unito critica e pubblico e con l’indecente sequel (“La vendetta del caduto”) fatto tirare un sospiro di sollievo a chi già era lungo il Cammino di Santiago. Gli incassi stratosferici ottenuti sino ad ora giustificano il budget messo a disposizione di Bay il quale, gliene va dato atto, è uno dei pochi nell’attuale panorama dal quale comprereste a occhi chiusi una città usata – oltre che pronta a essere rasa al suolo a ‘tre quarti’ di film. Ciò detto, il quesito non può essere più evaso: siamo tra gli Apocalittici o gli Integrati? Siamo più Autobot o Decepticon? E, soprattutto, perché ai robot è concesso scannarsi, mozzare arti, uccidersi freddamente con delle pallottole nella calotta cranica pensando che, per il solo motivo che non si tratta di umani, sia un tipo di violenza non solo giustificata ma pure consigliata ai minori? Con questi dubbi ci avviciniamo al disaster-movie di Bay.
Non fatevi illusioni: il tono adolescenziale, il livello delle gag e il palo della luce che fa da improbabile fidanzata al protagonista Sam (Shia LaBoeuf), stavolta una biondona che non sfigura rispetto a Megan Fox, rimangono gli stessi. Piacevole sorpresa: i primi 15’ col prologo in stile ret-con – ovvero: una rilettura della storia ufficiale per giustificare successivi sviluppi di trama – e la vera spiegazione dello sbarco dell’uomo sulla Luna nel ‘69, in realtà una missione legata alla scoperta del conflitto che coinvolge i due clan antagonisti del pianeta Cybertron, gli Autobot e i Decepticon.
Quello che accade dopo sino all’orgia finale ci interessa poco. O meglio, interesserà lo spettatore che deciderà se è il caso o meno di passare due ore e mezza a contemplare, in una meravigliosa estasi da geek, ciò che segue: un 3D meraviglioso e all’altezza della situazione; interessanti new entry fra i Transformers; John Malkovich che gigioneggia (per poco) nel ‘suo’ ruolo; robot che praticamente fanno le comparse nella loro pellicola e Optimus Prime che resta legato come un salame per un’ora prima di entrare in azione; la colonna sonora dei Linkin’ Park; una sceneggiatura volutamente improvvisata per lasciare ampi spazi di caciara al conflitto finale (?) tra umani e le razze aliene.
Se ci si predispone bene, “Transformers 3” regala grandi soddisfazioni. Se siete tra i ‘vedovi’ di Megan Fox e pensate che non valga la pena vivere senza la morettona sballottata qui e lì tra un’esplosione e l’altra, lasciate stare. “E la chiamano estate / questa estate / senza il Tre…”.
(Raffaele G. Flore)
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