“The fighter”: la storia di un pugile e della sua famiglia
Dopo “Three Kings”, a più di dieci anni di distanza, David O. Russell torna a dirigere Mark Wahlberg in “The Fighter”. La pellicola è ispirata alla storia dell’ex pugile Micky Ward, denominato “Irish”, l’irlandese, divenuto campione nella categoria pesi leggeri. L’inizio del film coincide con un momento non troppo roseo nella carriera di Ward. Il suo fratellastro, Dicky, viene contattato da una nota emittente televisiva che lo seguirà nel quotidiano per realizzare un documentario sulla sua vita. Anche Dicky, infatti, è stato un pugile. Ora, però, si è ritirato dal ring ed è divenuto tossicodipendente. In passato, tuttavia, aveva affrontato il campione del mondo Sugar Ray Leonard e, nella sua mente, questo giustificherebbe l’interesse dei mass-media.
Micky si allena tutti i giorni insieme al fratello mentre la madre gli fa da manager. Questa sorta di impresa familiare non dà i frutti sperati, probabilmente anche a causa degli egoismi di ciascuno dei suoi componenti. L’incontro con Charlene, una ragazza conosciuta in un bar, permette a Micky di aprire gli occhi e di iniziare a riflettere su cosa sia meglio per lui. Una sera, però, Dick viene arrestato e da qui le sorti di tutti i protagonisti cambieranno. Ognuno dovrà guardare dentro di sè per ottenere un riscatto dalla propria esistenza. Russell dà spessore psicologico ai personaggi ed indaga il rapporto tra il desiderio di autoaffermazione e le dinamiche all’interno di una famiglia. Un compito davvero riuscito ma che talvolta lascia in secondo piano la narrazione degli eventi. Alcuni personaggi rimangono sullo sfondo e la loro dimensione si rivela un accenno.
Christian Bale, che, dopo “L’uomo senza sonno” e “L’alba della libertà”, è stato costretto a perdere nuovamente peso in modo eccessivo per poter interpretare la parte di Dicky Eklund, conferma di aver meritato l’oscar come migliore attore non protagonista. Lo stesso vale per Melissa Leo, naturalissima nei panni di Alice Ward, la madre di Micky. Azzeccata la scelta della colonna sonora, curata da Michael Brook, già all’opera nel film “Into the wild” di Sean Penn. Non mancano, poi, citazioni di nomi che hanno fatto la storia della musica come i Led Zeppelin, i Rolling Stones e Ben Harper.
(Marco Pennacchia)
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