Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

Il bambino della domenica: una storia semplice, ma con tanto cuore dentro

IL 18 e 19 maggio è andato in onda su Raiuno la fiction "Il bambino della domenica" (premiato con ottimi ascolti: 5.392.000 spettatori il 18 e 6.815.000 il 19), con protagonista Giuseppe Fiorello e il piccolo Riccardo Nicolosi. Una storia dura, affascinante e vera come l'ambiente in cui si svolge, ovvero la Sicilia contemporanea, ricca di bellezza ma anche di grandi contraddizioni e problemi, come la Mafia.Un ex-pugile e un orfanello: due vite che, casualmente, si incontrano, convergono e si fondono, salvando il primo dall'ìnferno del pugilato clandestino, dalle scommesse, da un'esistenza ormai allo sbando e il secondo da una solitudine imposta dall'abbandono da parte degli adulti. Un film che, per stessa ammissione del regista Maurizio Zaccaro, per tipo di storia e per il modo in cui viene raccontata si rifà alla lezione tecnico-stilistica del cinema neorealista: immagini vere e autentiche che riescono a intrattenere e a coinvolgere lo spettatore. divertendolo e commuovendolo allo stesso tempo, e un copione "caldo" e avvolgente, concentrato sugli attori, sulle loro vicende umane. Proprio come sapeva fare il Neorealismo. Il regista a tal proposito sottolinea come:<<"Il Ferroviere", "Ladri di biciclette", "Paisà" sono ancora ineludibili film di riferimento per questo tipo di tematiche dove il mondo degli adulti è costretto a misurarsi, a confrontarsi con il mondo dell'infanzia, dei bambini>>. Lo sguardo e la vitalità del giovanissimo Riccardo Ncolosi si mescolano alla perfezione al coraggio e cocciutaggine di Marcello, facendolo "rinascere" e maturare definitivamente come pugile e, soprattutto, come uomo.Giuseppe Fiorello. grande "mattatore" della fiction di casa nostra, si conferma ancora una volta un buon attore, capace di calarsi a pieno nei personaggi che interpreta. Grazie ad una lunga preparazione atletica (sacrificio quanto mai raro nel panorama del nostro cinema e, soprattutto, della televisione) ha saputo rendere Marcello La Spada, boxeur ai limiti della legalità ma dal grande cuore, una figura di indubbio impatto visivo ed emotivo. 

 

Ecco cosa ha dichiarato Beppe Fiorello ai nostri microfoni.

 

- R: Come ti sei preparato per interpretare il ruolo di un pugile? E qual'è stato il tuo rapporto con il personaggio di Marcello?

 

- F: Ho iniziato questa grande avventura anche per il piacere di dare al mio mestiere la possibilità di mettere alla prova il mio corpo, che per la prima volta - nella mia carriera - si è trasformato totalmente, muscolo dopo muscolo. Ho vissuto con grande passione "l'idea della trasformazione" per regalare al pubblico qualcosa di diverso. La fatica è stata immensa per arrivare a questo risultato. Quasi un anno e mezzo di lavoro con l'obiettivo di diventare un pugile credibile.Per quanto riguarda il mio personaggio, interpretandolo ho appreso soprattutto la filosofia della boxe e lìetica di combattimento, e ho capito quanto il pugilato può essere una bella metafora della vita: rispettare sempre l'avversario e mai screditarlo.

 

- R: Come si è  formato il progetto del film?

 

- F: L'idea nasce una sera in macchina, sul Lungotevere a Roma, con l'amico e sceneggiatore Alessandro Pondi. Io gli confidavo il mio sogno di calcare il ring, e lui mi raccontava la voglia di parlare di quei bambini che vivono in orfanotrofio in attesa di un affido temporaneo. Ci è sembrato da subito molto affascinante intrecciare questi due mondi apparentemente lontani, ma umanamente molto vicini. E così, assieme a Paolo Logli e Andrea Purgatori, abbiamo dato il via alla sceneggiatura.

 

- R: Come ti sei trovato a lavorare con Maurizio Zaccaro?

 

- F: Zaccaro mi ha diretto in modo insolito, ma efficace. Il film è quasi interamente girato con la macchina da presa a spalla - dove lui stesso era l'operatore - rendendo tutto molto realistico, naturale e incisivo. Grazie anche all'affascinante fotografia di Fabio Olmi. Spesso, sul set, respiravo la stessa aria e atmosfera che ritrovo in quel vecchio e indimenticabile cinema italiano che si chiama Neorealismo.

 

- R: Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

- F: In questo momento sto lavorando nel nuovo film di Giuseppe Tornatore, "Baaria", e ho finito da poco di girare con Edoardo Winspeare, che mi ha fatto recitare in salentino nel suo film "I Galantuomini", con Donatella Finocchiaro e Fabrizio Gifuni. 

 

(Davide Ferrara)

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM