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“Tonino a testa in giù”: monologo semiserio sull''Italia che crolla

11 novembre 1999, ore 3:12. Foggia si sveglia con un boato assordante, con un odore acre di incendio soffocato. Quanti però ricordano il crollo del palazzo in viale Giotto 120 in cui morirono 67 persone? Michele De Virgilio, autore e attore per la televisione e il teatro ha scritto “Tonino a testa in giù” proprio per chi ha dimenticato, ma anche e soprattutto per coloro che non vogliono ricordare. Il volume – edito da Il Castello – è stato presentato, alla Fandango Icontro di Roma, dall'autore insieme alla regista belga Marie-Pascale Osterrieth  e a Marco Scillitani, avvocato che si è occupato del caso.

L'impaginazione avverte subito: a volte bisogna cambiare prospettiva per vedere meglio. Due copertine identiche, un libro diviso a metà: per leggerlo tutto bisogna girarlo e ricominciare dalla fine. Questo perché c'è qualcosa oltre al racconto di Michele De Virgilio in cui si fa la conoscenza di Tonino, un uomo rimasto bambino, uno di quei “pazzi innocui” che la gente guarda con tenerezza e che è sopravvissuto al crollo del suo palazzo.

L'altra metà del libro ospita invece il monologo teatrale da cui è nato l'intero progetto e che è stato portato in scena all'Espace Kiron di Parigi. Regista belga, ente teatrale francese per uno spettacolo in cui si parla un italiano che suona come il foggiano, perché non è vero che è una storia troppo locale. Fatti del genere, causati dalla speculazione edilizia e da costruttori che hanno le mani sporche di sangue, continuano ad accadere: Roma, Barletta, L'Aquila, l'Italia purtroppo è un Paese che crolla e “Tonino a testa in giù” ne è la metafora.

De Virgilio fa tesoro dell'esperienza acquisita girando “Si può fare” di Giulio Manfredonia e costruisce un personaggio sornione e ingenuo. Vuole distanziarsi dal racconto in stile Marco Paolini – che rappresenta comunque le pagine più alte del nostro teatro civile – tentando di raggiungere quella “leggerezza pensosa” di cui parlava Calvino. Una storia che può risvegliare le coscienze assopite, che racconta il dolore di perdere qualcuno all'improvviso in quest'Italia che troppo spesso sceglie di girarsi dall'altra parte.


(Erika Favaro)

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