Come convivere con "il buco", monologo tragicomico al Teatro dei Conciatori
Di over trenta complicate e un po’ confuse sono pieni il cinema e il teatro italiano. Donne non ancora così cresciute, sensibili, intelligenti; sulle spalle, molte volte, una storia d’amore finita male e un gigantesco carico di diffidenza. È una di queste la protagonista de Il buco, monologo di Roberta Calandra messo in scena con la regia di Laura De Marchi. E tuttavia, a differenza delle sue numerose compagne di sventura, la ragazza che si presenta al Teatro dei Conciatori ha dalla sua parte la leggerezza del racconto. Una maniera di dire il vuoto, con il quale si spartisce la vita, accompagnata da dolcezza e ironia.
Nadia Perciabosco, che interpreta il testo, appare sul palcoscenico stretta in un impermeabile, il volto coperto da un paio di occhiali da sole, le movenze sinuose. L’immagine da femme fatale dell’esordio crolla però immediatamente e lascia il posto a una donna che si spoglia della sua divisa sociale per indossare la vestaglia che porta in casa e iniziare a raccontare del «buco». La voragine interiore che cerca di riempire. Rimpinzandola di cibo, intossicandola di sigarette, stordendola di sonno.
Ma la lotta con quel compagno e nemico è dura, soprattutto se accompagnata dalla solitudine e dalla consapevolezza che ciascuno ha a che fare con il proprio temibile buco. Il pubblico in sala, cui l’interprete si rivolge annullando la dimensione della quarta parete, e l’amica Marta, alle prese – per vincere la sua personale battaglia contro il primitivo abisso che la abita – con il rimedio principe dei nostri tempi: la psicanalisi. È qui, in un’interpretazione un po’ sorniona dei poteri taumaturgici attribuiti alla seduta sul lettino, che la scrittura di Roberta Calandra si fa esilarante, trovando un efficace veicolo nella recitazione di Nadia Perciabosco.
Il finale che non ti aspetti, dopo il racconto di una svilente serata in discoteca, è la prova ulteriore della specialità di questa donna. Come le altre, sbattuta, fragile, incerta, ma – diversamente da loro – capace di fare amicizia con il buco, di lenirne la potenza e di rassegnarsi, con spensierata stoicità, a un indispensabile, continuo e vitalissimo scontro.
(Mariafrancesca Infusino)
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