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“X” - Incognita al Teatro Furio Camillo

Quando un argomento, un modo di fare teatro, un’avanguardia diventa materia universitaria, si può davvero ancora parlare di “nuove estetiche”? Se persino un brontosauro poco attento alle nuove correnti, come spesso è l’Università italiana rispetto soprattutto all’arte e alle sue declinazioni, presta attenzione ad un fenomeno teatrale come la “Drammaturgia digitale” e ne fa un percorso di studi, allora forse il tempo dell’innovazione, della novità, delle sperimentazioni, è finito.

Testi frammentati, a volte assenti più o meno ingiustificati, sovrapposizione o alternanza tra linguaggi differenti… Un’esperienza multifocale sopraggiunta sì grazie alle nuove tecnologie che di certo hanno fatto arrivare sul palco video, musica, informatica e quant’altro, ma che viene da lontano… Nella letteratura tradizionale tardo ottocentesca già Mallarmé, Joyce o più avanti Beckett avevano realizzato una delinearizzazione del testo. Ed ovviamente senza l’ausilio del digitale.

Allora cosa resta di una serata “X”, presentata dagli Stochastic resonance & 8root come “una produzione di drammaturgia digitale indipendente che indaga le nuove estetiche del teatro post-drammatico, possibili a seguito della rivoluzione informatica e della nascita di realtà multimediali nella cultura visuale”? Forse un viaggio onirico, una visione estranea ma interiorizzata di quel terzo occhio, l’inconscio, che dà vita ad uno sguardo altro, uno sguardo psichico. Non ci resta che invocare quello che per il grande Ennio Flaiano era lo spettatore perfetto, unico, ideale: “lo spettatore addormentato”, con cui definiva se stesso, sostenendo che è proprio “nel momento di passaggio dallo stato di veglia al sonno, che la rappresentazione o la melodia o il dialogo si liberano da ogni scoria, diventano liquidi, celestiali”.

Un viaggio che qui ogni spettatore, singolarmente, intraprende verso una meta sconosciuta, incognita: X.

 

(Noemi Euticchio)

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