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Roma: Antonio e Cleopatra sul palconscenico del Teatro Italia

Antonio e Cleopatra è la storia di una coppia di amanti,una grande tragedia d’amore, un grande dramma politico, l’incontro di due culture, di due mondi . E’ l’incontro della potenza con la bellezza, il culto dell’arma con quello del piacere. E’ l’occasione per riflettere sul potere, sulle persone che lo gestiscono, esseri umani come noi…. Ma Antonio e Cleopatra è soprattutto una guerra interiore tra passione e ragione. L’azione che è quella dell’amore fatale e anche quella della lotta tra i Triunviri dopo la  morte di Cesare e della nascita dell’impero, percorre le città , le terre e i mari di tre continenti, Europa, Asia, Africa. Cleopatra non è solo lo splendido personaggio che sappiamo, ma è anche il simbolo centrale della tragedia, il cui significato più profondo é l’incessante aspirazione umana ad una compiutezza ed a un assoluto che sono sempre irraggiungibili. Solo nella morte infatti la “coppia senza pari” potrà veramente riunirsi e l’essenza incarnata da Cleopatra potrà forse essere posseduta e conosciuta.

Ogni periodo storico,  ogni epoca ha norme, convenzioni, insensibilità di vario tipo; quello che ci colpisce e ci affascina è che i testi Shakespeariani hanno saputo rivendicare comunque la loro grandezza, davanti ad ogni periodo storico, intellettuale, culturale. Antonio e Cleopatra è la storia di una coppia di amanti.  Antonio e Cleopatra è un contenitore di immagini straordinarie e ricche di fascino; è l’incontro di due culture, di due mondi . E’ l’incontro della potenza con la bellezza, il culto dell’arma con quello del piacere. Antonio e Cleopatra è un’occasione per riflettere sul potere, sulle persone che lo gestiscono, esseri umani come noi, mossi dagli stessi impulsi, abbruttiti dalle stesse debolezze. E se l’egoismo di un uomo si ripercuote su quelli che lo circondano, quello di un re si abbatte su tutto il suo popolo. Un popolo che in questa storia è totalmente assente, mai preso in considerazione quando bisogna decidere del destino del mondo e dell’umanità. Ma Antonio e Cleopatra è soprattutto una guerra interiore tra passione e ragione ed è di questa guerra sanguinosa e devastante che intendiamo parlare. La nuova forma tragica elaborata da Shakespeare nell’Amleto e poi elaborata in Otello, Macbeth e Re Lear, una forma tale da rappresentare il grande processo di trasformazione del mondo, che è poi il passaggio dal Medioevo all’età moderna; una forma mai chiusa, mai risolta, ambigua e problematica, trova nell’Antonio e Cleopatra, presumibilmente del 1608 , la sua espressione più ricca. La mescolanza di comico e tragico, la illimitata libertà spaziale e temporale appresa dal teatro medioevale, le trasgressioni sceniche e linguistiche sono tutti elementi che raggiungono in quest’opera della piena maturità del drammaturgo il loro vero e proprio apogeo. La  fonte e cioè le Vite di Plutarco viene piegata, secondo l’uso costante di Shakespeare, alle esigenze espressive; le ventiquattro ore del dramma classico diventano anni e gli anni della fonte, della storia, possono diventare giorni e minuti. L’azione che è quella dell’amore fatale di Antonio e Cleopatra, ma anche quella della lotta tra i Triunviri dopo la  morte di Cesare e della nascita dell’impero percorre le città , le terre e i mari di tre continenti: Europa, Asia, Africa; il comico si mescola continuamente al tragico e viceversa: l’unica regola del dramma sembra essere la mancanza di regole, ma non gratuita bensì intesa a dar corpo scenico alla natura sempre mutevole e inafferrabile del reale. Siamo di fronte quindi ad un’opera dai mille tempi e spazi, dai mille volti, dalle mille ambiguità e prospettive e Cleopatra non è solo lo splendido variegato prismatico personaggio che sappiamo, ma è anche il simbolo centrale della tragedia, il cui significato più profondo é l’incessante aspirazione umana ad una compiutezza ed a un assoluto che sono sempre irraggiungibili. Solo nella morte infatti la “coppia senza pari” potrà veramente riunirsi e l’essenza incarnata da Cleopatra potrà forse essere posseduta e conosciuta. Solo nella morte la frammentazione del reale potrà forse ricomporsi in unità, in un’immagine di armonia: l’uso che si è indicato del tempo e dello spazio; il linguaggio; Cleopatra anch’essa mutevole e inafferrabile e varia come l’acqua; Antonio che la passione amorosa spoglia di ogni antico tratto eroico; Enobarbo, soldato e poeta, personaggio che non resiste all’incalzare della tragedia e muore; i romani tutti privi di un’ideologia che ne giustifichi e ne sostenga l’azione, l’impossibilità dello stesso Shakespeare di esprimere un giudizio morale e politico, tutto ci riporta a una visione di frammenti. Shakespeare ci dice che come l’assoluto è irraggiungibile, anche la visione finale dell’artista non può essere tutta detta , scritta, messa in scena. La verità ultima resta segreta. Antonio e Cleopatra è una grande tragedia d’amore,un grande dramma politico ma è anche un memorabile discorso sull’arte e sull’esperienza artistica. Con le grandi tragedie e con l’Antonio e Cleopatra Shakespeare non solo crea alcune delle supreme immagini del teatro ma attua una rivoluzione concettuale che soltanto il Novecento avrebbe saputo comprendere e recepire. La forma teatrale che Shakespeare inventa per il mondo moderno non pretende né di “imitarla” né di comporne l’irresolubile dissidio in un ordine formale che rifletta un ordine del cosmo e della società: si sforza invece di seguirne, come appunto nell’Antonio e Cleopatra, il movimento, il drammatico ritmo, l’inesausta contraddizione, la frammentarietà. Il teatro rimane spettacolo, rappresentazione, divertimento, rito, ma si fa soprattutto esperienza attraverso cui conoscere. Antonio e Cleopatra più di altri testi ha vissuto del confronto, del raffronto con gli anni in cui veniva messo in scena, con le peripezie che ruotano attorno al potere, con le caratteristiche sociali e politiche dell’epoca in cui è stato messo in scena; moltissimi allestimenti teatrali, ma anche cinematografici, hanno trovato giusto adattare il testo e renderlo contemporaneo all’epoca dell’allestimento; altri hanno seguito strade diverse, sperimentali o meno, storicizzanti o meno, tutti comunque hanno affrontato, con Antonio e Cleopatra, il problema di “scegliere” una “via”, una “chiave di lettura” e di messinscena. La mia “lettura” intende “centrare” la messinscena su tre temi portanti: primo il difficile, ambiguo, pericoloso rapporto tra politica e potere, secondo tema il conflitto terribile tra passione e ragione, terzo tema infine l’impotenza dell’uomo nei confronti delle passioni “eccessive” e quindi l’impotenza nei confronti dell’inevitabile, tragico, terribile, viaggio umano  che spesso ne consegue.Intendo inoltre porre al centro, perno di tutto ciò che accade,  i conflitti interiori insiti nell’uomo, le “forze” che lo circondano, lo circuiscono e lo spingono in un balletto straziante, terribile, di pulsioni, di paure, di ambizioni, di inganni, di follia addirittura; la parabola del potere, la “passione”amorosa spinta all’estremo.L’ imprevedibilità delle passioni , l’incalcolabilità delle conseguenze, gli strazi e il baratro in cui può finire una coscienza  saranno al centro di un allestimento, che farà della discesa agli inferi della straordinaria coppia  l’asse portante.

Scene, luci e musiche danno un fondamentale apporto a questo viaggio shakespeariano, accompagnandoci nelle passioni, nelle “patologie” dell’anima dei protagonisti, nel delirio e nell’ossessione di chi è braccato dai propri fantasmi, nei perversi meccanismi (amorosi, ma fatalmente anche “politici”, “sociali”) che scaturiscono dalla disputa sanguinosa tra “passione” e “ragione”.

 

(B.V.)

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