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Gianni Boncompagni: l'innovatore controcorrente

Bastian contrario, caustico e provocatore per indole, Gianni Boncompagni si è spento lo scorso 16 aprile, all'età di 84 anni.
Personaggio discusso e poliedrico, Boncompagni è stato l'autore televisivo e conduttore radiofonico, nonché paroliere e regista, che ha più rinnovato la radio e la televisione italiana, fondendo una sana voglia di sperimentare al desiderio di mettere in discussione una tv e una radio tranquillizzanti e di maniera.
Nato ad Arezzo nel 1932, giunge in Rai nel 1964, quando vince il concorso di programmatore di musica leggera, e incomincia a lavorare alla radiofonia RAI dove ebbe grande successo insieme a Renzo Arbore, realizzando, tra gli anni '60 e gli anni '70, programmi innovativi come Bandiera Gialla e Alto gradimento. È stato grazie a questi programmi che si è diffusa in Italia la beat music – che faceva storcere il naso ai papà e alle mamme di allora, ma che tanto piaceva ai più giovani – il tutto condito da ironia nonsense e giochi di parole che sarebbero diventati veri e propri tormentoni.
Nel 1977, approda alla televisione con Discoring, ma è agli inizi degli anni '80, con Pronto, Raffaella?, che imprime una spinta vigorosa alla striscia pomeridiana di Rai 1, tra giochi e ospiti importanti, consacrando agli onori della tv Raffaella Carrà, la cui aura quasi leggendaria è dovuta in gran parte all'autore aretino.
Lascerà in eredità alla RAI quel programma "top" di intrattenimento popolare che è stato Domenica IN, alla fine degli anni '80, con il quale lancia la conduttrice Enrica Bonaccorti, per ricominciare tutto di nuovo sulle reti Fininvest. Ed è qui che ha la possibilità di realizzare una delle trasmissioni più spregiudicate e discusse della televisione italiana: Non è la Rai. Il programma ottiene un successo immediato, nonostante le polemiche per la giovane età delle ragazze coinvolte e le diatribe scatenatesi tra intellettuali e politici per il “vuotoBoncompagni02 intellettuale” rappresentato dal programma e gli ammiccamenti delle giovanissime partecipanti (tra cui un'Ambra Angiolini, talmente bambina da dover essere “imboccata” via auricolare).
Negli stessi anni, sulle stesse reti Fininvest, un altro programma-fenomeno, Primadonna, conduce la televisione su nuovi sentieri fino a quel momento imbattuti: Boncompagni porta per la prima volta in tv una transessuale, Eva Robin's, sdoganando un taboo sino a quel momento estraneo al tubo catodico italiano.
Nella seconda metà degli anni '90, torna nuovamente in Rai con la trasmissione Macao, condotta da Alba Parietti, durata solo due stagioni, ma che ha visto l’esordio di personaggi quali Sabrina Impacciatore e Paola Cortellesi.
Boncompagni nella sua carriera è passato dall’innovazione di qualità alla creazione di prodotti sul filo del trash riuscendo comunque nell’intento di far piacere al pubblico ogni sua produzione e toccando esattamente le corde giuste. Anticipando i tempi, da vero mattatore, ha contribuito a plasmare un nuovo pubblico televisivo sempre più avvezzo ad una tv leggera e disimpegnata. Fatto salvo il merito globale dell'aver alleggerito i palinsesti televisivi, resta la sensazione di un grande genio innovatore, ironico e intelligente, al servizio di una maniera del tutto nuova di fare televisione.
Il riconoscimento all'innovazione e al genio è doveroso. Una santificazione probabilmente no.

Milena Tartarelli
19/04/2017