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L’insostenibile empatia di Cobain. Infinity celebra il frontman dei Nirvana riproponendo l’ultimo documentario con filmati amatoriali inediti

Il 20 febbraio scorso Kurt Cobain avrebbe compiuto 50 anni. Per celebrare la ricorrenza, il canale on demand Infinity ha deciso di riproporre il documentario sulla vita dell’iniziatore del grunge diretto da Brett Morgen, "Cobain: Montage Of Heck”. Il documentario, prodotto anche grazie alla collaborazione di Frances Cobain, figlia del leader dei Nirvana e di Courtney Love, è stato presentato per la prima volta al Sundance Film Festival 2015. Il pregio di questo lavoro è aver consegnato al vasto pubblico uno spaccato della vita quotidiana di Cobain, sia della primissima infanzia sia del periodo di massima notorietà, grazie a video amatoriali girati all’interno delle mura domestiche. L’archivio di famiglia, gentilmente concesso da Frances, si alterna alle interviste rivolte ai protagonisti della vita di Kurt, dalla madre al padre, dalla prima fidanzata alla stessa Love. La narrazione viene poi arricchita con sequenze realizzate con disegni animati e animazioni degli schizzi e degli appunti di Kurt. Soprattutto questi ultimi espedienti, hanno sì il pregio di raccontare l’intenso e doloroso vissuto di Cobain, ma lo fanno con un’impronta macabra che dipinge il protagonista come fortemente istintivo e problematico. Viscerale la chiave di lettura che Morgen propone: i disegni nati dagli appunti di Kurt, così come le animazioni, sono invasi da raffigurazioni delle viscere umane per sottolineare come il timbro del musicista non fosse altro che un grido di dolore proveniente dal suo stomaco malato di ulcera. Il tratto caratteriale di Cobain che viene maggiormente messo in luce è quello di una straordinaria empatia verso il prossimo, un sentimento che lo esporrà ad una estrema fragilità. La capacità di mettersi nei panni dell’altro non viene però vissuta come un dono, ma come causa di sofferenza.
A livello registico, è curioso l’espediente di abbassare la luce artificiale nelle interviste man mano che la narrazione della vicenda biografica di Cobain vira verso la conclusione, come a sottolineare l’enorme perdita che ha investito le persone a lui vicine. Il documentario si chiude con un climax concitato che conduce verso l’inevitabile epilogo: il suicidio del frontman dei Nirvana. Morgen non indugia nel sensazionalismo, non propone i tristemente celebri scatti del cadavere di Cobain, ma ne annuncia la morte solo grazie all’ausilio della grafica. In ogni caso il regista decide di concludere mettendo in parallelo la nevrosi degli ultimi giorni di vita di Cobain con la spensierata serenità del bimbo dai grandi occhi azzurri che mangia cracker, e invece di giocare in giardino preferisce ascoltare un’audiocassetta. Anche qui, come riporta il filmato amatoriale, Kurt bambino si preoccupa che anche gli altri abbiano un pezzo di cracker, rivolgendo alla telecamera il gesto del dono del cibo. In questo gesto ritroviamo forse tutta l’anima di un cantautore che ha saputo raccontare il dolore, rendendolo un sentimento universale.

Ilaria Vanni 24/02/2017

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