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La voce di Vincenzo Pirrotta: sconquasso e sciaguattio

MODENA - “Il carcere è pieno di momenti morti”, dice l'ispettrice. Vero, verissimo. E non solo quelli. La voce di Vincenzo Pirrotta, calda e fresca, generosa e arricciolata, riesce a scalfire i muri, abbattere le distanze su questo palco improvvisato. Siamo a “Trasparenze”, il festival a cura del Teatro dei Venti e diretto da Stefano Tè. Tutto è più chiaro. Dentro il penitenziario le parole in palermitano hanno più corpo, sono diventate più tangibili e vere. Più vive, sgomitano, sgattaiolano, fuggono. Ci ha ricordato la potenza di Mimmo Borrelli, la musica di Davide Enia, la magia di Mimmo Cuticchio. Un'ode a Palermo, alle lampare, ai picciotti, ai “carcerati, ai pescatori e agli innamorati”. La sua voce fa drammaturgia, è personaggio e ruolo, cifra distintiva.
La sua voce è mare schiumoso,
è vernice ruvida
è sale sulle ferite e limone strizzato negli occhi
è roca come il fischio del treno,pirrotta2
è armonia scomoda e scomposta
è lingua che va a toccare la carie,
è rap ritmato e mimato,
è odore di zagara in fiore,
è luce che infiamma
è spine senza rose,
è onde e Etna, cantilena frizzante
è blues piangente
è lamento gridato pregante
è vento d'alto mare che spettina e pulisce,
è battaglia onomatopeica
è parole taglienti che feriscono,
è guglia che s'arrampica, è foga che si danna,
è schiena sudata e piagata,
è carne
è specchio deformante
è lava che fuma minacciosa
è una maglietta attillata che stringe e strizza
è nodo
è ago
è inno a gola piena
è una carezza con le mani sporche di grasso
pirrotta3è rugiada e colla
è carrarmato che calpesta
è pozzanghera di fango
è sentiero sterrato
è cascata che punisce
è frustate sui polmoni
è bolgia senza regole
è un sorpasso sulla destra
è “e che te lo dico a fare
è la gru dello sfasciacarrozze che scoperchia le auto da demolire
è la sveglia che spezza il tepore del piumone invernale
è eco che fracassa
è sollevazione popolare
è urla dopo un gol alla Favorita
è mescal che frigge l'esofago
è centrifuga brutale
è la corda spessa che fruscia di salmastro nella tonnara
è asfalto scalcinato
è erba medicinale
è malva e polpo
è mentolo aspirato forte
è zenzero e paprika
è una balla di fieno che rotola in campagna
è una storta alla caviglia in discesa
è sabbia lanciata in faccia
è pane caldo
è un tombino newyorkese che sputa vapore
è rughe attorno agli occhi
è crepa nelle mura del castellopirrotta4
è una scritta sul muro che ti fa fermare a leggerla, rileggerla e leggerla ancora
è gramigna dal profumo di lavanda e menta
è la prima boccata di sigaretta e il primo sorso di birra
è morso di pitbull
è il rumore del bosco quando tutto tace
è il clac del lucchetto
è un cambio di marcia in salita
è un colpo di tosse improvviso
è laccio emostatico a bloccare il flusso sanguigno
è buccia scivolosa
è naufragar m'è dolce in questo mare
è un tatuaggio che fa male ogni volta che lo guardi
è fuga per la vittoria
è scala a chiocciola
è criniera di cavallo che scalcia
è un sorriso sdentato d'anziano
è guinzaglio che strozza
è fune che impicca
è sapone che unge e santifica
è saliva che salva
è una maratona con i tacchi a spillo
è maionese acidula
è sanpietrino sformato e sfondato
è maiolica fresca
è caffè amaro
è grido di perdita
è urlo di scoperta
è allarme d'invasione
è buio da averci paura
è barba ispida
è schiena china a raccogliere pomodori
è formaggio fuso sull'hamburger
è tavolino da bar che traballa
è lamiera che sbatte
è tamburo da corteo
è canto in processione
è pistoni incandescenti
è sterzata in curva
è ballo di San Vito e prurito da varicella
è i muscoli del capitano
è tappo che salta per la pressione
è inversione a U in autostrada
la sua voce è malattia e cura.

Tommaso Chimenti 13/05/2017

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