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Tra dispositivi sensoriali e capsule del tempo: ecco il teatro sperimentale di Dynamis al Vascello

Arte relazionale e studio sociologico, questi i concetti fondamentali di Dynamica, dal 17 al 19 maggio scorso presso il Teatro Vascello di Roma.
Dynamica è l’ultimo prodotto artistico della compagnia “Dynamis” basato su performance collettive e sulla creazione e l’istallazione di dispositivi partecipativi che desiderano offrire allo spettatore un nuovo modo di vivere il teatro e, allo stesso tempo, esperienze formative. Nata nel 2011, “Dynamis” sviluppa produzioni con lo scopo primario di indagare possibili dinamiche di relazione con il pubblico. La loro ricerca passa attraverso performance ma anche (e forse soprattutto) attraverso l’utilizzo di apparecchi sensoriali, elettronici, audio-visivi. I membri del “Dynamis” non si presentano come un comune gruppo di attori di teatro, il loro obiettivo è creare uno scambio equo con il fruitore, il quale è chiamato a partecipare a ciò che accade in scena o a sottoporsi a esperimenti di confronto e dialogo.
Tre le parole chiave per comprendere questo tipo di attività: Formazione, Ricerca e Produzione. dynamis02 Il desiderio cardine della tre giorni (così come quello di tutte le altre attività del gruppo) è quello di innescare incontri trà identità diverse, spronare il pubblico a uno sguardo critico sul mondo contemporaneo e far riflettere i partecipanti su aspetti apparentemente banali della vita quotidiana quali l’Io, lo spazio abitabile, il rapporto con l’Altro da me, le generazioni future.

Sono diverse le proposte sperimentali avanzate nel corso dell’evento Dynamica. Innovativa e originale è stata “iD- Performance per uno spettatore”. All’interno di uno spazio isolato, si ha la possibilità di entrare in contatto con un estraneo. Una voce off, una voce rilassante, accomodante che sentiamo nelle cuffie fornite poco prima di iniziare l’esperimento, ci guida attraverso delle domande personali; ci accorgiamo pian piano che stiamo rivelando a un perfetto sconosciuto aneddoti, orientamenti, idee, valori, esperienze più o meno importanti della nostra vita.

Un sensore nel corso della performance studia la percezione epidermica dell’incontro, la reazione fisica ed emotiva di fronte a un altro essere umano che non ci conosce per ciò che siamo ma solo per come appariamo. Nulla di ciò che si proverà all’interno della stanza è prevedibile, come non è prevedibile ciò che si potrà ascoltare o che ci verrà rivelato riguardo la persona in piedi davanti a noi.
L’iD si rivolge a un solo spettatore alla volta, ma mette in relazione due diverse identità al fine di indagare l’imbarazzo, il disagio, la paura, la curiosità verso lo straniero, inteso semanticamente come “altro da me”, fornendo così al gruppo “Dynamis”, ma anche allo spettatore stesso, spunti di riflessione riguardo la definizione di “individuo” e “identità”.

dynamica01

Per resistere allo scorrere del tempo e lasciare tracce della civiltà contemporanea: ecco la sfida utopica di “2115 - Dispositivo ludico per l'immortalità”, l'altro progetto realizzato dal collettivo vincitore nel 2015 del bando Open. Dopo Pergine Valsugana, Colmaggiore e Grosseto, anche Roma ha ospitato tre giornate di iniziative dedicate alla raccolta di documenti (digitali e materiali) inseriti all'interno di una capsula del tempo che (si spera) sarà riaperta solo tra 98 anni. L'installazione di una cabina di ricezione ha permesso per circa 10 ore al giorno di raccogliere decine e decine di video-confessionali e testi scritti proposti dai cittadini romani.

Nella camera dotata di computer con pulsantiera e webcam, ogni partecipante ha avuto a disposizione quindici minuti per immortalare un messaggio originale da lasciare in eredità culturale alle civiltà del domani. Questi documenti non sono stati visionati e selezionati preventivamente ma sono stati automaticamente memorizzati all'interno di hard disk insieme a fotografie e testi su fogli di carta. “È una possibile risposta al nostro modo di abitare gli spazi del quotidiano - continua Marta Vitalini - all'interno dei quali diminuiscono le opportunità di condivisione comunitaria sempre più ci muoviamo come individualità isolate. Cerchiamo di attribuire a luoghi e oggetti un'importanza storica e antropologica”. Nella performance finale nel foyer del teatro Vascello sono state proiettate delle interviste rilasciate volontariamente dagli stessi spettatori che hanno precedentemente accettato di rispondere casualmente a una parte delle dodici domande scelte da Dynamis, come “descrivi l'indumento che ami indossare”, “descrivi un ambiente comune”, “parla del gesto che fai quotidianamente”, “suggerisci un brano musicale che descrive questo periodo storico”.

I commenti sono serviti a narrare nel dettaglio alcuni elementi della quotidianità (quindi apparentemente banali) ma che tra cento anni potrebbero non esistere più o essere sostituti dalle prossime evoluzioni tecnologiche. Le dichiarazioni sono state montate in rapida successione per dare un quadro d'insieme ampio: raccontare sia gli individui che hanno partecipato sia i vari argomenti che sono stati trattati nel corso delle conversazioni. Il “rito collettivo” si poi è concluso con l'interramento della capsula del tempo in una delle sale del teatro Vascello. Anche se è praticamente impossibile provare a immaginare la società del 2115 è certo che ogni “presente” è il prodotto della civiltà precedente e della relativa produzione culturale del passato.

Elena Picchi e Daniele Leuzzi 19/05/2017

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