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Segreti di famiglia. La commedia agrodolce apre la stagione del Teatro Vittoria


È già in scena al Teatro Vittoria il primo appuntamento della nuova e ricca stagione del teatro romano. Lo spettacolo della compagnia Attori & Tecnici “Segreti di famiglia” per la regia Marco Maria Casazza trasforma il testo di Enrico Luttmann in una commedia dal sapore agrodolce. In scena due soli attori, Grazia (Viviana Toniolo) e Adamo (Stefano Messina) che sono una madre e un figlio troppo lontani tra loro. Lei è un’ex professoressa di lettere appassionata di soap-opera con un gran caratteraccio e il sarcasmo nelle vene, lui uno scrittore di teatro in crisi professionale e, soprattutto, esistenziale. Quando Adamo dopo un progetto di lavoro non andato in porto torna depresso nella sua casa d’infanzia per sentirsi più vicino agli affetti, sua madre non sembra molto contenta di vederlo, anzi, pare non aspetti altro che vederlo ripartire. In realtà Grazia ha un tumore ai polmoni e non vuole che suo figlio la veda entrare e uscire dagli ospedali mentre cerca di affrontare il suo male e continua a gustare le sue amate sigarette. Ma Adamo scoprirà presto il segreto di sua madre e molti altri ancora. Del resto anche lui non resterà esente da certe confessioni, come ad esempio quella della sua omosessualità o della rabbiosa solitudine derivante da una figura paterna indifferente. Ritrovando il rapporto con la madre ritroverà anche se stesso. E soprattutto troverà una risposta alla domanda ricorrente per tutta la performance "Qual è la differenza tra una telenovela e una soap-opera?". segreti2Una domanda la cui risposta è sempre la stessa ma, chissà perché, non sembra mai andar bene al giudizioso drammaturgo.

I continui battibecchi tra madre e figlio, l’ironia e i modi scorbutici di Grazia e le sagge riflessioni di Adamo si alternano ai ricordi del passato che riaffiorano nei modi più strani: una bottiglia di Coca Cola trovata sulla spiaggia contenente un messaggio segreto, un vecchio tubino nero in stile Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany una scatola piena di lettere mai lette nascosta in cantina, libri sentimentali divorati e sgualciti che riposano in fondo a un cassetto. Questi oggetti della memoria riportano alla luce segreti che parevano destinati a non essere mai svelati. L’omissione e il ricordo sono delle costanti per tutto lo spettacolo e sembrano gridare al pubblico la loro presenza anche attraverso la scenografia: un’imponente montagna di valigie, scatole e bauli accatastati in un angolo del salotto di Grazia che rifiutano di essere dimenticati in soffitta. La dura corazza della donna comincia ad ammorbidirsi e la psicologia del personaggio rivela aspetti che sorprendono dolcemente. L’ottima interpretazione di Viviana Toniolo regala al pubblico le sfumature romantiche e malinconiche di una donna apparentemente cinica e dalla battuta beffarda sempre pronta a colpire. Il romanticismo tinge malinconicamente anche il finale quando Grazia cede alla bellezza e alla felicità portati dall’amore e dal perdono, scegliendo di essere padrona di vivere bene fino a quando lei desidererà. L’abbraccio finale con suo figlio sulle note di Moon River lascia lo spettatore con l’amaro e in bocca e le lacrime agli occhi. Ma è solo un momento di miele dopo tante risate.

Roberta Leo 10/10/2017

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