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"Il laboratorio della Vagina": uno spettacolo terapeutico e liberatorio che racconta l'essere donna

Una terapia di gruppo diventa l’occasione per sfatare tabù, liberarsi dalle inibizioni e prendere consapevolezza del proprio corpo e del proprio potere. A “Il Laboratorio della Vagina”, pièce teatrale scritta diretta e interpretata da Patrizia Schiavo e andata in scena al Teatrocittà a Roma, si comincia con il dare alle “parti intime” il loro vero nome senza edulcorare, sminuire, omettere.

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Sette donne diverse per età, aspetto ed esperienza raccontano a una sessuologa-conduttrice (Patrizia Schiavo) alcuni aneddoti della loro vita e della loro sessualità. A metà tra talk show e autoanalisi, tra battute esilaranti e istanti drammatici, tutte ricordano gli strani appellativi alla loro vagina, i momenti imbarazzanti in famiglia con il primo ciclo e i posti più strani in cui hanno fatto l’amore. Attraverso l’ironia e registri interpretativi vari ed espliciti si toccano temi profondi e lo spettacolo è pieno, completo, terapeutico e liberatorio.

Il pubblico è chiamato a interagire, riflettere e a immedesimarsi, ma tra le luci e i colori sgargianti della scena, accanto a un feticcio che raffigura una divinità femminile primitiva e procace, c’è spazio anche per la commozione. Le protagoniste si mettono a nudo letteralmente e diventano sempre più vulnerabili rievocando gli abusi e le violenze subite; sul palco le attrici raccontano gli stupri di massa in Bosnia negli anni Novanta e la vagina come simbolo di umiliazione e sottomissione, ma il pensiero va anche ai giorni nostri, alle molestie che riempiono le pagine di giornali, ai silenzi che seguono i maltrattamenti e ai femminicidi.

La terapeuta sprona ad abbandonare i freni, incoraggia a riscoprire un rapporto libero con il proprio corpo e a godere dell’essere donna, mentre le interpreti, vestite rosso fuoco, si guardano da ogni prospettiva, urlano, ballano e mostrano la voglia di vivere. Un’atmosfera che bene si confà al ritmo serrato del copione e alle storie di vita vera e vissuta.
Lo spettacolo, presentato all’ultima edizione del Roma Fringe Festival, fa parte della rassegna “Parla con lei”, incentrata sull’universo femminile e tesa ad alternare spettacoli, incontri, film e presentazioni di libri nell’ambito della campagna “contro la violenza di genere, per superare la questione di genere”.
Dal teatro, luogo di condivisione per eccellenza, comune è il viaggio dentro se stesse e collettivo il no allo stupro, alla violenza, alla mutilazione, all’infibulazione. Il finale è un abbraccio agli spettatori; tra le mani una poesia, un messaggio attraverso il quale combattere l’indifferenza e riscoprire il valore aggiunto in quanto donne, al di là di invidie freudiane e moralismi mai del tutto sopiti.

Silvia Natella 8/11/2017

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