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Festival Contaminazioni 2017 al teatro India di Roma. Gli Spettacoli #3

Eccoci al nostro terzo approfondimento sugli spettacoli andati in scena al teatro India di Roma, tra il 1 e il 5 ottobre, all'interno del Festival ContaminAzioni 2017, rassegna di liberi esperimenti teatrali giunta alla sua undicesima edizione. Ricordiamo che tutte le rappresentazioni di cui parleremo sono frutto del lavoro di attori, registi e drammaturghi allievi dell'Accademia Nazionale d´Arte Drammatica “Silvio d´Amico”.

Giorni colorati
di Laura Tedesco
Regia di Laura Tedesco
con Serena Costalunga e Alberto Penna

Una serie di colori in ordine casuale accoglie il nostro sguardo sul palco. Ci troviamo in una scuola dell’infanzia e Anna, vivace pittrice che per sopravvivere insegna disegno ai bambini, tenta di riordinare l’aula. Arriva una telefonata;contaminazioni301 è la madre della ragazza intenta a convincerla a partecipare ad un concorso per insegnanti, tentando di ottenere una posizione lavorativa più stabile. Anna è visibilmente infastidita. Ecco che la grigia quotidianità viene stravolta dall’irrompere di Alessandro, un bizzarro giovane alla ricerca della madre, che non vede esattamente da 5 anni, 11 mesi e 4 giorni.
Tra colori e disegni infantili i due riescono a far entrare in contatto i loro mondi interiori. “Mi piaci quando sei tutta colorata”, così Alessandro dichiara il suo istantaneo sentimento ad Anna, che finalmente non si sente sbagliata, ma capita. La loro relazione sembra crescere fino al giorno in cui non si scopre che per lui tutti gli esseri umani sono morti e sono mere proiezioni della sua mente. Ad Anna allora non resta altro che dimostrare ad Alessandro che loro due sono "colori complementari” in grado di elevarsi tramite il sentimento più nobile: l’amore.
Piacevole l’alchimia artistica tra Serena Costalunga e Alberto Penna, interprete consapevole in grado di bilanciare comicità e drammaticità. Un plauso a Laura Tedesco per il testo inedito, che sfrutta un linguaggio semplice e una regia piuttosto asciutta, ma si rivela capace di intrattenere ed emozionare.

 

Il solitario della Bastiglia
di Diego Giangrasso e Iacopo Nestori
Regia di Diego Giangrasso e Iacopo Nestori
con Danilo Capezzali, Diego Giangrasso, Iacopo Nestori, Rebecca Sisti

contaminazioni302Claudio e Guido si ritrovano nel parco, come di consueto, per fare una partita al “solitario della Bastiglia”. Questi incontri sono per i due occasioni di sfogo e di scontro su tematiche personali e sociali. Tra l’estrema solitudine per l’uno e il peso del matrimonio per l’altro, tra l’insopportabile pressione lavorativa e il bisogno di uscire (anche solo per un attimo) dal rigido schema dell’ordinarietà, i due rinnovano la loro amicizia, per poi tradirsi a vicenda con conseguenze tutt’altro che trascurabili.
Claudio e Guido sono indubbiamente il risultato del contesto in cui vivono. In tempi non troppo lontani dai nostri, la società è sull’orlo della guerra civile, divisa tra ribelli e forze dell’ordine estremamente repressive. Diego Giangrasso e Iacopo Nestori sono più che credibili in qualità di attori. Entrambi propongono un testo che ha il merito di aprire una riflessione condivisibile e attuale sui rapporti umani. La regia invece rischia un eccessivo schematismo, ma acquista ritmo e forza nel finale.

 

Le mie amiche Ana e Mia
di Teresa Pasquini (testo inedito)
Regia di Teresa Pasquini, con l’aiuto di Angelica Farinelli e Alessandro Angolani
con Chiara Arrigoni, Ottavia Orticello, Elisa Armellino

contaminazioni303Avete mai sentito parlare dei blog pro-Ana? Non sono altro che piattaforme web in cui giovani (spesso minorenni) si incontrano per esprimere la propria devozione verso l’anoressia, vissuta come un culto riservato a chi non demorde. Il testo inedito di Teresa Pasquini parte da questa premessa per raccontare la storia di Cloe, una ragazza bulimica che decide di incontrare Alice e Mia, sperando che loro l’aiutino a realizzare il suo sogno di smettere di mangiare e diventare magra. Ha inizio dunque un percorso di plagio mentale da parte delle due anoressiche per portare Cloe ad abbracciare il ‘giusto’ stile di vita: “Ana è la salvezza. Ma è esigente. E se tu la tradisci, lei ti punirà.” L’imperdonabile debolezza di Cloe dimostra che lei non può essere altro che un errore, mentre il corpo e la mente di Alice, avendo accolto Ana da tempo, sono sempre più vicini alla “purezza”. Non serve molto tempo a Cloe per capire che quella non è la strada giusta per migliorarsi, bensì la via certa per la totale distruzione.
Le tre giovani Chiara Arrigoni, Ottavia Orticello e Elisa Armellino affrontano degnamente una prova attoriale non facile. Brava Teresa Pasquini che non ha paura di mettere in scena dialoghi brutali al fine di trattare drammaturgicamente un tema così controverso.

 

Corto circuito
di Piero Olivieri
Regia di Federico Orsetti
con Domenico De Meo, Adriano Exacoustos, Marco Selvatico

contaminazioni304È una misteriosa penombra ad introdurre il giallo e surrealista testo di Piero Olivieri. Una rapina in un negozio in cui viene ucciso un poliziotto e una successiva telefonata da parte di un certo signor Lived conducono due malviventi in una stanza insolitamente spoglia. I protagonisti attendono di incontrare il misterioso uomo, che gli ha promesso una ricompensa di ben 6 milioni di euro per commettere un ulteriore omicidio. Lived finalmente si presenta e sembra più interessato a provocare i suoi interlocutori su temi come il giudizio divino, la morte e il dolore, che a fornire loro i dettagli dell’incarico. Nonostante ciò, il crudele atto viene compiuto. Ed ecco che si entra nell’assurdo: il calendario segna sempre la stessa data, l’orologio la stessa ora, gli attori ripetono le stesse battute. Siamo in un loop infinito, che altro non è che una sorta di corto circuito temporale dedicato a chi in vita e persino oltre (dopo la morte) continua a scegliere il male.
Adriano Exacoustos, Marco Selvatico e Domenico De Meo sono convincenti e ben calati nei rispettivi ruoli. Interessante la scelta di Federico Orsetti di fare delle luci un uso simbolico, a suggerire già dall’incipit che lo spazio della storia è in realtà una prigione senza via di scampo. 

Sara Risini 07/10/17

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