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Teatro

"Kassandra": interpretazione capolavoro
BOLOGNA – Ci sono alcuni testi che hanno necessariamente bisogno di alcune messe in scena per esaltarsi e ci sono alcuni modi di usare il corpo e la voce e lo spazio e il palco che rendono alcuni testi memorabili. Quando questo avviene, quando siamo di fronte non soltanto all'attore, non soltanto alla recitazione ma ad un qualcosa di più ampio e compiuto, di totalizzante, elettrizzante, assoluto, allora, solo allora, si può parlare a pieno titolo di performance. La “Kassandra” di Sergio Blanco (in questo momento nel mondo ne esistono ventisette diverse versioni; qui, prod. Ert/Teatro Nazionale, per la regia…
"Immacolata Concezione" dei Vucciria: amor vincit omnia
NAPOLI – Guardi la scena e ti senti pericolosamente avvinto, avvinghiato da profumi decadenti, da un odore di fiori marci e cromature alla David Lachapelle, in un miscuglio tra l'erotico e il cimiteriale, in un afflato caldo e vulcanico, incandescente e dannunziano. In queste coloriture che si spandono, in questa atmosfera demodé, in questo respiro melò che traspira e trascende, i Vucciria espongono la loro cifra, sempre più dolorosi e caravaggeschi, in quel solco tra il dramma e la sensualità, tra lo strazio e la passione dove protagonista è il senso di colpa intriso di tormento, trasporto ed emozione. Un…
La Classe di Garella non è morta
BOLOGNA – La differenza salta agli occhi, diceva un De Gregori che discettava tra il bisonte e la ferrovia. Ma il confronto tra “La classe morta” di Kantor e “La Classe” di Nanni Garella sta proprio in quella mancanza, in quell'assenza di quell'aggettivo pesante, ingombrante, assoluto. Sembra poco, un aggettivo, ma qui dà nuovo senso alle stesse parole, alle stesse azioni, dona speranza per una compagnia per metà composta da attori (sei) e per l'altra metà da componenti dell'Associazione Arte e Salute, pazienti del Dipartimento di salute Mentale di Bologna. Sulla scena la dozzina è ben calibrata e se ne…
"La Classe" insegna che il gioco di squadra può salvare
ROMA – “La scuola non è riempire un secchio, ma accendere un incendio” (William Butler Yeats).La scuola forma e trasforma, la scuola ci cambia e ci rimane appiccicata addosso, la scuola è la porta verso il mondo adulto, la scuola è trauma o scoperta. A scuola impariamo i ruoli, le regole e il loro rispetto, l'autorità, lo studio e l'imparare ma anche le relazioni con i coetanei, le liti, le fazioni, gli amori, le amicizie che durano una vita. A scuola cresciamo, volenti o nolenti, non passiamo soltanto del tempo, diventiamo persone, ci appassioniamo, diventa il fulcro e il cardine…
La "Feste" di matrimonio dei Familie Floz tra invitati, lavoratori e imbucati
FIRENZE – Ci hanno sempre stupito con le loro maschere che sembrano parlare, essere partecipi, emozionarsi, che prendono vita e sono in connessione e fusione con l'attore e in continua trasformazione emozionale pur essendo statiche, fisse e immobili. Ci hanno colpito in questi anni (a Firenze sono arrivati prima al Teatro di Rifredi poi al Teatro Verdi e infine al Teatro Puccini) per le loro storie trasognanti, cariche di umanità e poesia, sfavillanti giochi leggeri colmi di fantasie colorate e immaginazioni creative piene di pathos, allegria fanciullesca, corse spensierate, deliri beati e quello sfavillante buonumore adolescenziale, quella festosità contagiosa, quell'esultanza…
Dopo Carver, Tennessee Williams, il secondo step della trilogia "Sogno Americano"
MILANO – “Tu vuoi l'America, che sta al di là del mare, tu vuoi l'America, che io non ti posso dare” (Edoardo Bennato). L'idea del regista Francesco Leschiera e del suo Teatro del Simposio è ambiziosa: indagare tre mostri sacri della letteratura americana attraverso drammaturgie originali scaturite da un mix tra le biografie dei personaggi e i loro capolavori. Se tre anni fa esatti debuttavano con il primo step della Trilogia su Carver (qui la recensione di “Ray. Con tutta quell'acqua a due passi da casa”: https://www.recensito.net/teatro/american-dream-ray-carver-francesco-leschiera.html), il secondo capitolo è stato incentrato su Tennessee Williams mentre il terzo sarà su…
"Il principio di Archimede": il politicamente corretto è la tragedia del nostro tempo
FIRENZE - “Ogni corpo immerso in un fluido subisce una forza diretta dal basso verso l'alto di intensità equiparabile alla forza-peso del fluido spostato”. Semplicisticamente, una sorta di azione e reazione. Siamo, inevitabilmente, in una piscina, anzi negli spogliatoi tra armadietti e la scena, didascalica ma efficace, di Federico Biancalani (il pubblico è posto sul palco del Teatro di Rifredi), che ci ricorda proprio le corsie di una vasca olimpionica con i galleggianti a dividere il percorso dei nuotatori. E subito la mente vola al videoclip anni '80 “Smalltown boy” dei Bronski Beat: acqua, spogliatoi, violenza, nudi, prurigine, voyeur. Già…

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