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A Fury Tale: quando la rabbia diventa danza

Sabato 10 marzo Emilia Romagna Teatri in collaborazione con il Centro La Soffitta – Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna ha ospitato al Teatro Arena del Sole A Fury Tale, la nuova creazione della coreografa Cristiana Morganti. La storica danzatrice del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, dopo l’incontro e l’immensa esperienza con la madre fondatrice del teatrodanza tedesco, ha sentito l’esigenza di intraprendere un percorso autonomo come solista e, quindi, coreografa di sé stessa. Così da danzatrice interprete Morganti approda alla coreografia e alla regia vincendo nel 2011 il premio Positano Leonide Massine per la “Migliore Danzatrice Contemporanea dell’anno” e nel 2014 il Premio Danza & Danza per la “Migliore Interprete/Coreografa”.
A Fury Tale, è la sua terza opera. A differenza delle sue prime due coreografie, Jessica and me e Moving with Pina, che la vedevano protagonista in scena, adesso l’artista prende le distanze dalla sua creazione per averne una migliore visuale e misurarsi con una buona dose di autocritica. In questo spettacolo danzano Anna Wehsarg e Anna Fingerhuth, “due vichinghe” (come ama definirle Morganti), anche loro ex danzatrici di Wuppertal. Quasi gemelle nell’aspetto ma completamente opposte nel temperamento, le due interpreti dipingono prepotentemente con la loro diversità una scenografia che altrimenti resterebbe asetticamente bianca. Sul palcoscenico dell’Arena regna una rabbia feroce che viene esternata con diverse modalità. Diretta conseguenza della furia è il caos che si evidenzia ora in un’esplosione di effetti cinematografici costruiti sulle dissolvenze dei video di Connie Prantera, ora nelle sovrapposizioni delle luci psichedeliche disegnate da Jacopo Pantani e nelle musiche utilizzate che spaziano dal classico Bach a ruggenti ritmi punk- rock.
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Le due performer, amichevolmente in contrasto, danno vita a una danza che incarna la forma non solo delle loro caratteristiche personali ma anche della rabbia, della ribellione, dell’egoismo della società odierna e delle sue eventuali degenerazioni. Cristiana Morganti, compare, con la sua immancabile ironia, in due piccoli interventi recitati. Grazie alla sua simpatia riflette con toni loquaci e tragicomici sulla bipolarità dell'uomo, e soprattutto, dell’essere femminile in tutte le sue possibili declinazioni. Le sue parole accompagnano alcune azioni e racconti delle due interpreti sulla loro vita privata e professionale. Il pubblico ride divertito dagli aneddoti e dalle continue contraddizioni. Anna e Anna, identiche nel nome, sono in realtà due donne agli antipodi: una romantica e sognatrice spesso in scena in abiti fanciulleschi e i lunghi capelli sciolti sulla schiena, l’altra aggressiva, isterica con un taglio di capelli mascolino. L’uso della loro voce si affianca quasi sempre alle loro azioni: bevono e rigurgitano succhi di frutta colorati, si spogliano e rivestono continuamente, corrono, litigano, urlano e si tengono per mano. Nei loro momenti solistici si acutizzano i tratti della loro personalità e alternano gesti quotidiani a elementi tecnici quasi sempre eseguiti con una qualità di movimento staccata, nervosa, impossibile da controllare che estremizza una precarietà tutta femminile.
Cristiana, Anna e Anna sono tre creature di Pina, tre elementi della sua eredità che dialogano tra loro con l’ironia e la femminilità proprie della loro madre artistica, la ‘monaca col gelato’ di Federico Fellini, la capofila di una rivoluzione coreutica che strizza l’occhio alla semplicità, all’intimità del gesto e impone quest’ultimo come danza, ossia, azione congenita all’essere umano.

Roberta Leo
13/03/2018

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