La bellezza non passa mai di moda. Ne è la prova la mostra dedicata al pittore italiano Giovanni Boldini, ora in esposizione al Complesso del Vittoriano di Roma fino al 16 luglio, organizzata e prodotta dal gruppo Arthemisia.
Boldini fu uno degli artisti più ambiti del XIV secolo, colui che ritrasse numerose personalità influenti e signore dell’alta nobiltà sia italiana che parigina. Un’immersione totale e totalizzante nell’atmosfera della Belle Èpoque che faceva dell’estetica un valore assoluto; il clima della vita da salotto, dei luoghi pubblici, della quotidianità di una società che non voleva preoccuparsi degli aspetti negativi, bensì concentrarsi sui piaceri della vita. Nel 1889 l’artista presentò alcune sue opere all’Esposizione Universale di Parigi e nel 1895 vinse il premio dei Comuni alla prima Biennale di Venezia. Dunque, a differenza di pittori diventati noti post-mortem, era una vera celebrità già in vita con tutta la coscienza di esserlo. Lo dimostra l’autoritratto dipinto all’età di 69 anni in cui il suo sguardo fiero è indice di piena coscienza del proprio valore. Fortemente influenzato dalle opere dei Macchiaioli e dalle creazioni del grande amico Telemaco Signorini, sfruttò le caratteristiche cromatiche e le tecniche impressioniste, ma la sua fu una pittura più intrisa di realtà e colma di una nuova vivacità. Non si limitò a dipingere esclusivamente donne, ma diede vita anche a paesaggi naturali e spaccati cittadini.
La mostra al Vittoriano ricostruisce passo dopo passo il percorso artistico del maestro italo-francese. Le 160 opere, tra oli e pastelli, dai quadri campestri ai ritratti parigini, sono realmente una gioia per gli occhi. Le persone si avvicinano ai dipinti come rapite da una magica fascinazione, ne osservano i dettagli e in particolare, gli occhi estremamente comunicativi. Le pennellate veloci e vibranti restituiscono il vigore dei soggetti e le pose serpentine delle figure ritratte rappresentano un intento di esaltazione della sensualità e della gioia di vivere, che scuote anche il pubblico contemporaneo. Esposti i più famosi ritratti dell’artista nostrano, tra cui spicca quello di un maturo Giuseppe Verdi, della stella d’italia Franca Florio, dell’amata Berthe, della sensuale contessa De Rasty e della giovane Alaide Banti.
“Nessuno ha saputo fa star sedute le persone come Boldini” scrisse Emilia Cardona (giovane moglie del pittore, giornalista) nella biografia “Vie de Jean Boldini” ed è proprio così, tra una serata mondana e l’altra si faceva a gara per essere ritratti da lui. La sua rara predisposizione per l’armonia e l’eleganza gli consentiva infatti, di diversificarsi dal panorama artistico dell’epoca. È importante sottolineare che Boldini non si limitava a disegnare la bellezza con superficialità, ma aveva una particolare sensibilità che gli consentiva di interpretare l’universo femminile, riportando l’intima essenza della donna su tela. Le sue “fragili icone” vanesie, ma provocatorie e irrequiete sono un chiaro riferimento a un’emancipazione femminile ante litteram, che si affacciava timidamente su un mondo maschile. Egli era probabilmente uno dei pochi a vedere qualcosa di più nella scollatura delle sue modelle e nei loro occhi irriverenti.
Un maestro che fino all’ultimo tentò di superare se stesso, rinnovandosi e compiendo ricerche cromatiche e interpretative sempre nuove. Citando ancora Emilia Cardona: “Boldini fu il pittore dinamico per eccellenza. Nei suoi quadri il gesto non è posa, è moto, cioè transizione, sì che, pur esprimendo quello che è, esso contiene ancora quello che è stato e già esprime ciò che vuol divenire”.
Sara Risini 07/04/17