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“Earth’s Heart”: Giuseppe Capitano alla Galleria Edieuropa racconta la Natura

C’è qualcosa di profondamente giusto e commovente nella lucidità di un artista che trova il cuore della sua arte in una sapienza e una cura dei dettagli dal sapore spiccatamente artigianale. La precisione e la sapienza di un tocco, la manipolazione certosina della materia nobilitano ulteriormente l’arte, irrobustendo con un surplus di vigore il pensiero creativo che sta alla base l’opera. Ci troviamo di fronte a un caso del genere.Earthheart1 Giuseppe Capitano ha la fortuna di pensare da artista e di creare da artigiano. Molisano, classe 1974, romano d’adozione, sua la personale Earth’s Heart alla Galleria Edieuropa di Roma, dal 10 aprile al 19 maggio. Un totale di 25 opere in mostra, realizzate nello spazio di due anni circa, tra il 2015 e il 2017. Sculture, tele, carte plasmate attraverso l’uso di una gamma di materiali che guardano a quel cuore della terra che è anche il titolo della mostra. Canapa, carta, tela, gesso, carbone, miele, ortica, malva e fibre vegetali. L’indagine, perché di indagine si tratta, organizza la sua riflessione deferente sul sentimento di questo mondo naturale e vegetale nella cui essenza l’uomo si ritrova, spettatore e partecipe al tempo stesso, troppo spesso con un attitudine superficiale e noncurante. Bando al sentimentalismo green, tuttavia. Ambientalismo è una bella parola dietro cui si nascondono tante buone intenzioni, ancora più ipocrisie radical – chic e strumentalizzazioni a tratti sconcertanti. Se pensiamo al fatto che persino l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America trova nelle ( apparentemente inesauribili) riserve personali di faccia tosta l’indecenza necessaria a definirsi fondamentalmente ambientalista, ci rendiamo conto facilmente del vergognoso abuso cui questo termine, e il pensiero a esso collegato, è sistematicamente costretto. Giuseppe Capitano avrebbe molto da insegnare a Donald Trump, partendo per esempio da un uso magari meno profittevole, ma molto meno letale per la vita su questo pianeta, del carbone. L’arte non cambia il mondo, a cambiarlo sono gli uomini. Ma lo scopo di un artista, qualunque sia la sua ambizione, il retroterra, è di indicare, suggerire, alludere, involontariamente sarebbe il massimo ma non si può avere tutto, qualche buona strada da seguire. Senza voler caricare Earth’s Heart di premesse folli e ridicole, nella sua semplicità questa mostra racconta qualcosa di molto importante. La mano dell’uomo, e il suo pensiero, che plasmano la materia per omaggiare la natura, e per una volta tanto non piegarla alla propria volontà utilitaristica. Una galleria di frammenti e di ombre che evocano lo stupore del mondo naturale, senza svilirne il cuore. Vale la pena isolare un’opera su tutte, preziosa nella sua bellezza e nel suo valore emblematico. “ Sabbia e vento”, 2016, canapa su vimini, la sensazione della materia e dell’atmosfera restituite in un spazio limitato. Ultima notazione. È bene ricordare come la mostra nasca da un’idea di Lea Mattarella, storica e critica dell’arte scomparsa recentemente a soli 54 anni di età.

Francesco Costantini

13/ 04/ 2018

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