Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 682

Print this page

“La zona cieca”: il racconto di una generazione sospesa

Lidia è la giovane conduttrice radiofonica di ‘Sentimentalisti anonimi’, un programma dal titolo esplicativo che va in onda in coda a un palinsesto esclusivamente dedicato all’attualità e l’approfondimento politico. Nonostante i soli ventotto anni di vita vissuta, Lidia ha un passato denso, popolato dagli spettri di un disordine alimentare, da rapporti disfunzionali con gli uomini e numerosi ricoveri in una clinica psichiatrica. Quella di Lidia è una vita tanto solida e soddisfacente professionalmente, quanto tormentata e irrequieta emotivamente. La situazione è destinata a precipitare dopo il fatidico incontro con Lorenzo, uno scrittore narcisista di discreto successo, con matrimonio fallito alle spalle e problemi con le - il plurale è d’obbligo - droghe. «Mi sembrava superiore rispetto a tutte le recriminazioni, le meschinerie e i ricatti sotterranei che fanno del mondo il posto peggiore in cui trattenersi a lungo. Ma nel frattempo accumulava odio e rabbia come una montagna enorme d’immondizia, senza decidersi mai a passare allo smaltimento dei rifiuti», ed è proprio questa cupa unicità ad attrarre fatalmente Lidia. La paura di amare, la fobia per le relazioni sentimentali e tutto ciò che socialmente le legittima fa però assumere all’uomo un atteggiamento cinico e violento nei confronti di qualsiasi donna desideri stargli accanto per un tempo superiore ad una notte.

«Alcune persone riconoscono istintivamente i nostri punti deboli e sfruttano proprio quelli per legarci a loro», ed è questo il presupposto che innesca un sadico meccanismo amoroso fra i due. Una trappola erotico-amorosa dalla quale Lidia non riesce, e non vuole, divincolarsi, convinta che proprio grazie a questo rapporto potrebbe riuscire ad accedere alla propria ‘zona cieca’, cioè tutto quello noi non riusciremo mai a vedere di noi stessi se non attraverso gli occhi dell’Atro. «Al di là di tutte le nostre differenze, l’ho capito subito che in questo eravamo uguali, noi due. Bravi ad amare solo quelli di cui percepiamo la caducità»."La zona cieca", edito da Bompiani nel 2008 e ripubblicato da Feltrinelli nel 2017, è un romanzo spartiacque nella carriera della scrittrice romana Chiara Gamberale, che grazie a questi personaggi - che sono riapparsi nel corso della sua fortunata carriera sia in "Le luci nelle case degli altri" (ed. Mondadori, 2010) che in "Adesso" (ed. Feltrinelli 2016) - imprime una svolta decisiva al suo percorso letterario. Una narrazione a singhiozzi che allo sviluppo della storia alterna stralci di mail e interventi dei radioascoltatori. La Gamberale riesce a restituire a pieno lo spirito di una generazione trentenni sospesi, impauriti, schiacciati dalle aspettative disattese dei Padri.

Nella postfazione della riedizione Feltrinelli, Walter Siti restituisce con spiccata efficacia, la vera essenza de “La zona cieca” e soprattutto dello stile di questa scrittrice: «[...] La domanda finale sarà dunque: i romanzi di Chiara Gamberale appartengono al Midcult? Come risposta faccio notare due fatti laterali: nel racconto di Lidia ci sono momenti di sesso esplicito e imbarazzante, ma non c'è mai nemmeno l’ombra di porno-soft femminile - secondo, l'anoressia e il masochismo sono vissuti ma non si impancano mai a 'temi sociali', come in tante scrittrici devote a un femminismo di maniera. Se il Midcult si caratterizza per l'ambizione di volere apparire ‘cultura alta’ senza esserlo, e dunque ammanta i testi di una patina difficile (per dare ai lettori il brivido di respirare l'aria delle vette) su un fondo di banalità, nella ‘Zona cieca’ succede esattamente il contrario: a un’apparenza ‘facile’ corrisponde una sostanza difficile. Mi viene l’idea che la ‘leggerezza’ possa essere una tecnica (studiata o no) per tenere lontana la letteratura da quelle barre d'appoggio ideologiche che invece di renderla più seria la sporcano di pretesti; se così fosse, allora finalmente le due Gamberale potrebbero darsi la mano».

Luisa Djabali 10/04/2018