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“E due uova molto sode” di Giovanni Nucci: in un pamphlet filosofico la fenomenologia del cibo più semplice e nutriente

In Italia, secondo le stime, se ne consumano più di 12 kg pro capite ogni anno. C’è chi fa attenzione a moderane l’uso perché ad alto tasso di colesterolo. Ma essendo anche ricche di lecitina un’assunzione equilibrata assorbe d’altro canto il colesterolo contenuto in altri alimenti. C’è chi ne scrive su libri di cucina, invece Giovanni Nucci, noto autore di letteratura per ragazzi e affermato critico, ha scelto di costruire un’epopea dell’alimento nutriente per eccellenza: l’uovo. “E due uova molto sode” è la sua ultima pubblicazione in libreria per la collana “Piccola biblioteca di letteratura inutile” di Italosvevo editore. Prima di essere un libro, questo esperimento narrativo è comparso anche nelle pagine del supplemento “La Domenica” del Il Sole 24 Ore.
Citando Aldo Buzzi, tra le pagine del suo libro Nucci ci confida: “L’uovo è oggi il nutrimento più a buon mercato. Ha la proprietà di essere maschile al singolare e femminile al plurale”. Quasi come se l’uovo avesse un potere mistico di compenetrazione totale della realtà.

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Ma l’uovo, oltre alle sue caratteristiche nutrizionali, diventa, per Nucci, una lente d’ingrandimento attraverso la quale leggere le atmosfere e le visioni di un’epoca, le abitudini di personaggi pubblici e le loro ossessioni. L’uovo è ciò in cui alberga la vita nel suo sorgere, la forma primigenia della vita stessa. Per questo è come un punto zero su cui basare una serie di racconti o resoconti come quello creato da Nucci. Le uova, elemento fondamentale in natura, tengono insieme le fila di questo “varietà” di racconti, costringendoci pagina dopo pagina ad essere contagiati da questo modello narrativo disinvolto e casual. Tra curiosità, aneddoti e lezioni di cucina flash, l’ironia sembra l’unica modalità con cui trattare argomenti di un certo peso specifico. Come le frittate alle cipolle di Guido Alberti, l’intervento di Emilio Gualdi alla BBC, il rapporto di Federico Fellini con le uova sul set e non solo, i racconti di Carlo Sperati, il rapporto delle uova con la morte stigmatizzato creato da Norton Bernard con Hamlet. Tutte queste storielle hanno in comune un punto di partenza dal quotidiano che poi si proietta nel filosofico. Ad esempio l’idea del professor Norton di rileggere Amleto come la storia di un individuo al bivio tra la scelta della vendetta e quella della corruzione. In questa impasse – ci suggerisce la riflessione di Nucci - l’unica via da seguire è quella che ci insegna un uovo: esso non può essere ciò che non è, non mente né a sé stesso né agli altri. Così dovrebbe agire Amleto. Ma perché Nucci ha scelto proprio l’uovo? Una delle spiegazioni è proprio la carica simbolica che esso porta con sé. C’è una trasparenza necessaria nell’uovo:

“Dentro un uovo c’è tutto, il poco e l’assai, [...] l’universo e il vuoto contenuti insieme da un buco chiuso in sé stesso.”

Così, preparare la maionese come condimento per le uova può diventare un “esercizio di spirituale” di ricerca della trascendenza. E nel comprendere il senso dell’esistenza individuale possiamo sentirci come l’albume, che senza tuorlo non ha senso, oppure accettare la nostra effimera fragilità.

Insomma questo cibo iperproteico è davvero uno stile di vita che crea nuove mode e abitudini. Per citare uno degli episodi raccontati da Nucci ci trasferiamo nella Grande Mela. Tra le tante leggende metropolitane sulla nascita di un classico modo di gustare le uova che riguardano i coniugi Benedict. Miss e Mr Benedict sono gli autori del “brevetto” delle celebri uova alla benedict (uova in camicia cucinate con una particolare salsa). La “scoperta” avviene durante i loro brunch mattutini nell’Upper East Side. Un vero e proprio spartiacque di un’epoca, adorate da Marylin così come da Agatha Christie. Nucci sentenzia che una tale leccornia esisteva già platonicamente e dall’iperuranio è venuta ad “abitare i nostri piatti”. Al di là dei sofismi il messaggio di questo simpatico testo è che il costume modifica le nostre vite e le stravolge al punto di divenire tutt’uno con le nostre abitudini, come se fosse sempre esistito.

La scrittrice Michela Murgia, presentando il volume nel programma Tv di Rai Tre “Carta bianca”, lo ha definito “un piccolo capolavoro di brillio, capace di divertire nel senso etimologico del termine, cioè di costringere lo sguardo in diverse direzioni”. Ed è vero che grazie ad una leggerezza e una chiarezza coniugate a contenuti molto profondi, Nucci parte dall’uovo per indagare l’universo intero. Lascia il suo lettore divertito e interdetto, lo porta verso nuovi interrogativi e nuove modalità di fare cultura con uno stile disimpegnato, ma non per questo meno efficace.

Ilaria Vanni 07/04/2017

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