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Al Teatro Cometa off il moderno "Play Hamlet": il regista Alessandro Sena ne parla su Recensito

Proprio come in un film, i titoli di testa introducono e accompagnano gli odi, le vendette, le passioni, le invidie e i giochi di potere di “Play Hamlet", spettacolo diretto da Alessandro Sena, in scena al teatro Cometa off fino al 26 novembre.
Il regista ha riadattato il classico shakespeariano modernizzandolo, trasponendolo ai nostri giorni, collocandolo nella società odierna, a sottolineare quanto le tematiche affrontate da Shakespeare siano al di là del tempo e dello spazio.
Così, è proprio un tg a dare la notizia della morte di Amleto padre, presiedente della multinazionale Elsinor Company, al quale succede il fratello Claudio, ed è un video registrato di nascosto a mostrare ad Amleto il terribile inganno e delitto di cui è stato vittima il padre.
Il classicismo e la poesia dei versi del Bardo si sposano e si fondono impeccabilmente con le mode, i costumi e gli atteggiamenti contemporanei, senza perdere la sua potenza e il suo lirismo. Anche i personaggi, sono fedeli all’originale, mantengono i loro tratti caratteriali distintintivi, rivestiti di abiti contemporanei. Amleto, stretto nella sua giacca, grida il suo rancore, cerca di smascherare l’inganno ordito e vendicare la morte di suo padre, si scaglia contro la madre aprendole gli occhi sulla moralità del suo nuovo compagno, non che ex cognato Claudio, e da sfogo alla sua lucida follia e al suo amore per Ofelia, pura, onesta, casta, dilaniata dal dolore e affascinante nel suo sensuale tango, nella festa organizzata per la fondazione. Intorno a loro ruotano l’amico fidato Orazio, Il rigido Polonio, Rosencrantz e Guildenstern, arrivisti, mai completamente sinceri, ma dotati di vivacità e brio, Laerte diviso tra amicizia e giustizia, Geltrude la madre zia e la zia madre, la quale compie nel corso della pièce una vera e propria evoluzione, passando dalla cecità alla consapevolezza, alla scelta di morire per continuare a vivere.
Tra queste anime tormentate e vessate, però subentra una nota di colore e spensieratezza portata dai due attori ingaggiati per intrattenere gli spettatori durante la festa della Fondazione, un romeno e una romana della Garbatella, improbabili interpreti sopra le righe che costruiscono una godibilissima pagina di teatro nel teatro dal quale scaturisce la verità e l’epilogo del dramma. Su una scena a scacchi bianca e nera, con immaginari specchi e poltrone regali, si consumano fratricidi, suicidi, omicidi, si respirano tutti quei sentimenti descritti da Shakespeare anni e anni fa, i quali ci appaiono più vicini che mai e più che mai avvincenti, per merito di una regia efficace e innovativa in grado di trasformare gli intrighi della famiglia in quelli di una moderna dinasty. Tra luci e ombre, avvolgenti inserti musicali, si ritrovano tutte le più importanti scene del classico, dal monologo del dubbio amletico proclamato davanti a due troni, fino al duello finale. Un dramma di sentimenti e azioni supportato adeguatamente da un folto cast di undici attori , tra cui spiccano interpreti di grande esperienza, come Stefano Antonucci, affiancati da altri più giovani, ma non per questo meno talentuosi. “Play Hamlet” si rivela, dunque, uno spettacolo che riveste il classico di sapere di modernità , spogliandolo di quei retaggi del passato , ma non della sua forza, della sua potenza emotiva, delle sue dinamiche che disegnano quel potere eccessivo che muore dei suoi stessi eccessi.
In questa intervista sulle pagine di Recensito, il regista dello spettacolo Alessandro Sena ci racconta come è nato questo Amleto moderno.44

Come mai tra le tante opere di Shakespeare hai scelto di portare in scena e riadattare proprio Amleto?

“L’ho interpretato come attore nel 2007 con la regia di Massimiliano Zeuli al Politecnico, e da lì ho fatto la mia prima regia. Amleto è sempre stato un testo che ho particolarmente amato. In questo momento mondiale dove non abbiamo più valori, raccontare l’ ingenuità e la purezza di Amleto mi sembrava una cosa bella, e avevo però voglia di raccontarla come regista, non come attore. Tra un Re Lear o Macbeth ho voluto affrontare un Amleto da regista e non da attore, ed è stato molto faticoso. Abbiamo fatto un lavoro sui personaggi profondo. Personaggi conosciuti che possono avere diverse sfaccettature.”

Dove risiede secondo te l’attuali dell’opera?
“Amleto è un testo contemporaneo nonostante sia stato scritto anni e anni fa. È attualissimo. Adattare questo testo ad oggi può sembrare anche una sfida anacronistica, queste parole prese e portate al 2017 sono però scene quotidiane, perché l’amore è amore, il potere è potere, sono valori eterni, che forse nel 2050 saranno ancora attuali. Ho scelto un minimalismo assoluto per lasciare spazio al testo.”

Ne hai curato la traduzione, l’allestimento e la regia. Come hai riadattato il testo? In cosa si discosta e in cosa resta fedele all’originale?
“Il 90 per cento del testo è originale. Ho esaltato alcuni ruoli come il primo attore e la prima attrice Ho poi aggiunto alcuni monologhi di Gertrude, perché l’ho vista come una donna moderna, come una donna di oggi, ambiziosa che pensa a come far sopravvivere le sue società, sposando il cognato. Nel suo caso c’e un Iperbole. Nasce in un modo e poi una volta che capisce il tradimento di Claudio, decide di suicidarsi.

È sicuramente una drammaturgia di sentimenti, di potere, di vendetta, amore, tradimento.qualche sentimento viene messo in evidenza maggiormente?

“Si, forse la delusione e, da parte di Amleto, la rabbia di voler vendicare il padre e il dolore di averlo perso. Amleto non ha nulla da perdere è stato tradito talmente tante volte, quindi può fare tutto, questo stato d’animo lo porta a compire ogni cosa.”

Quale è stato il suo lavoro dal punto di vista registico? Casa hai richiesto ai tuoi attori?
“Abbiamo fatto un lungo lavoro sull’adattamento, sulle letture prima, un lavoro sui personaggi dopo anche molto fisico. L’espressione del carattere del personaggio non si evince solo attraverso la parola, lo sguardo, ma anche nel loro stare fermi comunicano. Abbiamo poi svolto un lavoro di stilizzazione poiché i sentimenti a volte sono stilizzati in quanto alla fine ruota tutto intorno al potere.”

Nel dramma trova spazio anche la commedia?
“Si, c’e un pezzettino di commedia. Ai primi attori che ho riscritto, poiché dal punto di vista drammaturgico avevo bisogno di un po' di respiro, sono affidati ruoli più leggeri. A loro è affidata la parte metateatrale. Poi personaggi di Rosencrantz e Guildenstern li ho proprio immaginati come coloro che portassero un po di vivacità e dinamismo.”

C’è la presenza di musica e immagini?
“C’ e’ qualche immagine e della musica , ma tutto è concentrato sul personaggio. Due momenti di musica sono molto intensi perché fanno parte del coinvolgimento emotivo. E per dare respiro, perché è molto parlato.”

Progetti futuri? Porterai in scena altri Shakespeare?
“Sto cominciando a lavorare all’adattamento di un film bellissimo di Javier Dolan, “E’ solo la fine del mondo”, che nasce da una pièce teatrale in Francia, da cui Lagarce ne ha tratto un libro, che in Italia non è stato ancora mai rappresentato."

Maresa Palmacci 24-11-2017

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