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Ottavia Bianchi e Giorgio Latini presentano su Recensito la nuova interessante realtà dell’Altrove Teatro Studio

Sulla scena teatrale romana si sta per affacciare una nuova interessante realtà aperta alle recenti drammaturgie e ai giovani protagonisti del teatro contemporaneo: l’ Altrove Teatro Studio.
Il sipario di questo moderno palcoscenico si alzerà lunedì 19 febbraio, con una festa di inaugurazione, per poi proseguire con una innovativa pre-stagione, che anticiperà quella del prossimo anno.
Il luminoso spazio di 500 mq nel cuore del quartiere Prati, dove si susseguono quattro ambienti ( sala-teatro, scuola con sala prove, foyer e magazzino), sarà diretto da Ottavia Bianchi, Direttrice artistica, e Giorgio Latini, Responsabile amministrativo e Presidente d’associazione dell’Altrove, i quali, già fondatori dell’associazione “I Pensieri dell’Altrove”, dopo un anno di lavori, sono pronti a dare vita a una realtà che valorizzi le scritture e talenti della scena contemporanea, senza perdere mai di vista la formazione.
Infatti, l’area destinata alla didattica è già attiva con il nome di Accademia D’ Arte Scenica e vanta la presenza del regista e drammaturgo Giuseppe Rocca e del regista e attore Stefano Viali. Prossimamente sarà, inoltre, prevista una serie di laboratori intensivi diretti da professionisti come Giuseppe Marini, Massimiliano Farau e Monica Vannucchi.
In questa intervista sulle pagine di Recensito, i due direttori dell’Altrove Teatro Studio illustrano dettagliatamente l’origine di tale progetto, svelando quali saranno le linee guida che caratterizzeranno la programmazione della prossima stagione, i loro obiettivi, e cosa voglia dire oggi aprire un nuovo teatro nella Capitale.

In un periodo comunque complicato per la cultura come questo, perché avete deciso dare vita a questa nuova interessante realtà teatrale? Cosa vi ha spinto?ALTROVE TEATRO STUDIO SALA TEATRO 8
“Sarà banale, ma prima di tutto ci ha spinti la rabbia e il desiderio di essere noi gli unici padroni e protagonisti della nostra vita.
Siamo ormai consapevoli che il ruolo dell'attore che viva eternamente a scrittura è finito. Ci sembra estremamente più realistica la figura di un'artista sempre più a tutto tondo, sempre più spesso autore, drammaturgo, regista, interprete e, non ultimo, anche organizzatore dei propri lavori.
E' certamente faticoso al limite della sopportazione ma dona una libertà senza pari: l'addio per sempre alla sempiterna attesa del provino di cui poco o nulla si sa, quasi mai, se non per trasversali conoscenze; ai provini carnaio, all'automatica accettazione di condizioni di lavoro spesso non adeguate alla propria preparazione in termini di offerta economica e condizioni di lavoro in generale. Si acquisisce in cambio la possibilità di dire di no, senza ansie ma con serenità, la libera scelta del testo da mettere in scena, dei compagni di lavoro, del regista. E, cosa forse più importante, si lavora insieme per creare un movimento di pubblico vivo intorno ad un gruppo di attori e registi meritevoli di essere accolti, curati e valorizzati.”

Cosa vuol dire per voi aprire un nuovo teatro a Roma?
“Per noi vuol dire offrire alla città di Roma una valida alternativa a quello che c'è fuori: siamo appena passati dall'altra parte ma abbiamo vissuto sulla nostra pelle le difficoltà degli attori nei rapporti con i teatri, sia stabili che off.
Esiste una guerra silenziosa e sotterranea tra teatri e compagnie: i primi cercano, tranne alcune meritevoli eccezioni, di spremere il massimo da ogni spettacolo senza offrire vere garanzie di pubblicità, condizioni di spesa chiare fin da subito e senza reale preoccupazione per il gradimento del pubblico rispetto alle produzioni future, forti della sicurezza più o meno certa dei soldi pubblici. Di qui, la tendenza a creare spettacolo per addetti ai lavori, prima che per un pubblico potenzialmente rieducabile, aumenta il rischio dell'autoreferenzialità ; le seconde, le compagnie, diffidano a prescindere di tutte le strutture poco note per paura di rimetterci e si affidano a strutture blasonate ricevendo molto spesso come compenso un ritorno di immagine più che di denaro. In questo modo gli attori fanno la fame, ci si abituano gradatamente e dopo un po' si dicono pure chela cosa possa essere normale.”

Uno spazio che non sarà solamente un teatro, ma un luogo di formazione, con una “Accademia d’arte scenica” che vanta tra i docenti importanti nomi di attori e registi che collaborano tra l’altro come docenti dell’Accademia Silvio d’Amico. Cosa crediate sia essenziale per la formazione di un bravo attore e regista che vuole affacciarsi nel panorama teatrale odierno?
“Preparazione tecnica in primis, seguita a ruota dalla testa giusta. Occupandoci da una decina d'anni di formazione e confrontandoci con colleghi pedagoghi più adulti che hanno un bagaglio pluridecennale di insegnamento, abbiamo constatato una recentissima tendenza: la resistenza alla fatica in favore di una certa fretta del risultato. Oltre a inficiare la possibilità di migliorare dal punto di vista tecnico questo preclude al giovane allievo altri due aspetti fondamentali nel professionista moderno: cultura e flessibilità.
Sembra strano parlare di cultura ma per noi è importantissima. Un sacco vuoto non sta in piedi, un regista senza un bagaglio faticherà a dirigere, un attore che legge solo i testi che interpreta avrà pochi riferimenti culturali, un qualunque attore che non va a teatro non potrà mai "rubare" da chi ha più esperienza di lui.
E della flessibilità forse non è neanche necessario parlarne, gli attori ormai racchiudono in se tantissime figure professionali, non è certo l'epoca per ancorarsi a vecchi schemi e posizioni.”

Altrove Teatro Studio ph Andrea Samonà 10ridQuali sono i vostri obiettivi?
“Ospitare un teatro di qualità, che possa intrattenere trasversalmente, senza essere obbligati a strizzare l'occhio a spettacoli che pullulano di nomi della tv (parliamo di quelli non validi che occupano abusivamente i palcoscenici dei teatri, perchè ci sono tanti bravi professionisti che lavorano sul piccolo schermo) e “cabaretterie”di vario genere, volendo dimostrare che di questo mestiere si può campare, senza rinunciare alla bellezza.
Insomma: "Non è un teatro per vecchi"che non va inteso come un rifiuto per le fasce più avanzate d'età, ma come un inno ad accoglierle con qualcosa che non sia la solita rassicurante minestra riscaldata.”

Quali sono i criteri che avete utilizzato per scegliere gli spettacoli di questa pre-stagione e quelli della prossima?
“L’abilità degli interpreti, la forza del testo, la bellezza delle idee di regia. Non c'è teatro senza testo, il testo non può arrivare senza interpreti capaci coadiuvati da una regia intelligente. Tanto semplice quanto introvabile in molti cartelloni, a nostro parere inspiegabilmente, perché il panorama teatrale italiano è pieno di spettacoli con queste caratteristiche che non riescono a emergere.”

Perché avete deciso di chiamare il teatro “Altrove”?
Risponde Ottavia Bianchi: “per me il concetto di “altro luogo” è sempre stata un'ossessione, mettevo questa parola in alcuni disegni, in qualche poesiola, nelle mie canzoni. L 'altrove è il luogo dove ci si stacca dall'immagine di sé che fin troppo bene si conosce e che spesso non si ama. E' dove posso essere un'altra. In questa dimensione parallela ci sono fantasmi di carta scappati dal testo, vari spiriti della memoria, spiriti amici e fidati che hanno da dirci cose belle e brutte per farci capire di cos'è fatta la vita. I miei, quelli personali, lo abitano già, anzi mi hanno letteralmente guidata nella mia ricerca. Tra l'altro la stessa domanda mi è stata posta dall'artista e illustratrice Cristina Gardumi che ha voluto donare al nostro spazio un'immensa allegoria dell'Altrove e che vi accoglierà, folle e terribile, su venti metri di muro in discesa, appena varcato il cancello di ferro.”

Cosa offrirà questo nuovo teatro in più rispetto alle proposte della scena teatrale romana?
“Per il pubblico una reale selezione di spettacoli in cui ci sia grande trasversalità dei testi, evitando forzati intellettualismi per agli addetti ai lavori e lontani dalla gente.
Per le compagnie una struttura trasparente, un luogo che sia una vera fucina culturale dove incontrare altre maestranze di alto livello con cui pensare di mettere su un progetto, anche da portare in tourneé.”

Darete spazio a voci giovani e già dotate di grande talento. “Altrove” sarà una nuova realtà off che darà l’opportunità ai più giovani di esprimersi, con una determinante attenzione alla nuova drammaturgia e al teatro contemporaneo?
“Assolutamente sì. Sarà un teatro giovane, fatto per chi vuol esserlo. Lo spazio dato alle nuove drammaturgie, ai testi contemporanei sarà molto, tuttavia amiamo moltissimo i classici rivisitati in modo intelligente, capaci di raccontare storie con semplicità, insomma un teatro vivo, amante della letteratura vecchia e nuova ma trattata con cura.”

A quale fascia di pubblico vi rivolgete o sperate di rivolgervi ?
“Come primo obbiettivo a quelle più giovani, dai 20 ai 40, e tutti gli abitanti della nostra zona e quartieri limitrofi, ma il nostro fine ultimo è quello di ospitare spettacoli ugualmente fruibili nella fascia 20-99. Vogliamo radicarci nel territorio come altrove di bellezza e basta. Non è bello vedere spettacoli scritti “per ragazzi”, “per universitari”, “per anziani”, “per famiglie”, un testo dovrebbe avere la capacità di arrivare a tutti senza distinzione di generazione o estrazione sociale. In questo senso s’intende un teatro di cultura popolare.”

Tra le vostre intenzioni c’è quella di creare una compagnia del teatro e di mettere in scena spettacoli di vostra produzione?
“Esordiamo già con due nostre produzioni: “Una culla sbagliata” il 23 febbraio di cui Ottavia Bianchi ha curato drammaturgia, regia ed è in scena con Flaminia Cuzzoli. Poi “Blues in sedici” il 6 aprile in cui ci avvaliamo di bravi attori: Alessandra Mortelliti e Nicola Nicchi insieme al maestro Giacomo Ronconi che ha curato la parte musicale e che eseguirà i brani dal vivo. Dal portare in scena delle nostre produzioni a creare una compagnia stabile il salto vorrebbe essere breve ma per il momento vogliamo evitare di fare il passo più lungo della gamba, siamo già stati abbastanza folli ad aprire una simile struttura, in un prossimo futuro chissà...”

Maresa Palmacci 15-02-2018

 

 

 

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