Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 676

12. Balletto di Roma Arcaico Gabin Dabire minA Fabbrica Europa, uno dei festival contemporanei per eccellenza, aperto alla sperimentazione e alle nuove proposte, sembra avere la meglio la produzione firmata Balletto di Roma, acclamata con calore dagli spettatori. Anche la danza classica va in cerca di nuovi percorsi, fondendosi alla contemporanea e scegliendo come colonna sonora una musica che distorce il suono classico. Martedì 8 maggio, alla Stazione Leopolda e con coreografie di Davide Bombana, va in scena un’altra prima assoluta: “Arcaico. Azioni coreografiche per cinque danzatori, pianoforte, percussioni e canto”. In scena le musiche originali composte ed eseguite dal vivo da una versatile Katia Pesti che realizza un tappeto sonoro talmente affascinante da distogliere a tratti l’attenzione dalla bellezza della danza. Ad animare la performance anche il cantante africano Gabin Dabiré: la sua voce è lo strumento protagonista, la finestra su un mondo arcaico proprio del Super Io umano e eden rievocato e ricercato nostalgicamente. 1. Balletto di Roma Arcaico Katia Pesti minCome osserva Curt Sachs all’inizio del suo libro “Storia degli strumenti musicali”, la prima manifestazione performativa dell’uomo primitivo è stata quella di soddisfare lo stimolo di battere i piedi ritmicamente, di battere le mani, di colpirsi varie parti del corpo; dunque danza e percussione. Senza prescindere dalla formazione classica, che contribuisce a una resa finale perfetta e ammaliante, Bombana spoglia i danzatori da tutù e scarpette con la punta di gesso, da tecnicismi codificati, da giri e salti. Tra assoli e passi a due, i danzatori mostrano le possibilità di un fisico nerboruto e armonico ma infrangono positivamente le aspettative dello spettatore: dove quest'ultimo si aspetta salti e giri, gli interpreti si lanciano verso il basso o si bloccano. Parallelamente Katia Pesti smonta il pianoforte e lo suona in modo non tradizionale: con una serie di strumenti sfrega, pizzica e colpisce le corde all’interno dello strumento a coda, esplorandone le più svariate potenzialità e creando suoni versatili più che dissonanti. Questo modo di fare musica si sposa felicemente con la voce di Gabon Dabiré, cantante ma anche suonatore di talking drum, kalimba e sonagli africani. È un ritorno al rito e all’origine, dalle eteree e bianche villi del balletto romantico a nere e terrene figure che intendono ripristinare il mondo a favore della tolleranza, della comunicazione, del rapporto con l’altro.

Benedetta Colasanti 9/05/2018

Multimedia e danza, Cina e Italia. Due coreografi, due tematiche e due modalità di messinscena simili ma anche due temperamenti diversi. Martedì 8 maggio, nell’ambito del festival Fabbrica Europa, vanno in scena alla Stazione Leopolda di Firenze “Re-Mark” di Sang Jijia e “Soggetto senza titolo” di Olimpia Fortuni.

SangJijia1 minUna creazione site specific nonché un intenso percorso di scambio fra il coreografo tibetano Sang Jijia e un gruppo di otto danzatori reclutati in territorio fiorentino. Con dieci repliche in quattro giornate consecutive, "Re-Mark" va in scena in prima assoluta, prodotta da Fabbrica Europa in collaborazione con City Contemporary Dance Company/Hong Kong, The Dance Industry/Spellbound Contemporary Ballet e Versiliadanza. «Ogni giorno nella nostra vita lasciamo dietro di noi, inavvertitamente, molti segni […] Questi segni evocano pensieri sulle persone che abbiamo avuto intorno, sulle cose che sono esistite o accadute, sul tempo che è passato. Alcuni segni potrebbero portarci a trovare noi stessi o suggerire agli altri di venire a cercarci». È il punto di partenza per la creazione coreografica; “Re-Mark” si avvale dei grandi spazi della Stazione Leopolda e, pur sviluppandosi in modo apparentemente non tradizionale, è portatrice di molti elementi di cui la danza contemporanea da sempre si nutre: video-danza, costumi di scena morbidi e in colori pastello, indagine sul proprio corpo e sulla presenza fisica altrui, esplorazione dei limiti anatomici, dello spazio e della memoria. La scena è scissa in due dimensioni, quella fisica e reale, in cui i danzatori agiscono e interagiscono, e quella virtuale o multimediale, che riproduce la realtà in atto e la mostra da diversi punti di vista. Danza e video-danza tornano a incontrarsi in una modalità originale ma non dimentichiamo che si tratta di un connubio già sperimentato e in gran parte superato; la novità di Sang Jijia sta nello svelare l’artificio del video e del montaggio, nel rendere il digitale funzionale alla messinscena e nel servirsi dell’hic et nunc spettacolare: due cameraman riprendono la performance che, in tempo reale, è trasmessa su un maxi-schermo alle spalle degli spettatori. L'espediente è utile sia per facilitare la fruizione sia per concedere prospettive inedite, primi piani, angolazioni difficili, dettagli. Suggestivi e in perfetta armonia con lo spazio della Leopolda, sono i colori tenui dei costumi, diversi ma complementari. Altro tocco contemporaneo è l’uso del calzino, usato e abusato ma degna parte di una divisa che, come la moda nel mondo esterno, non contempla la libertà assoluta del piede. Prestanza fisica dei danzatori, contatto, ripetizione, visibile impianto coreografico e preparazione: ci sono tutti gli ingredienti per una saggia messinscena contemporanea che, pur portando avanti una propria sperimentazione, rientra in quello che, istituzionale o no, è ormai un canone.

olimpia fortuni1 minCome Sang Jijia, Olimpia Fortuni sfrutta i mezzi multimediali ma lo fa in modo profondamente diverso: le immagini, di cui si serve solo nel finale, sono proiettate sullo sfondo di un unico spazio scenico e mostrano qualcos'altro da lei, la città, la natura, il tempo che passa. In un luogo più intimo e ristretto va in scena “Soggetto senza titolo”, la performance di una sola interprete diretta da sé stessa con il supporto di Cinzia Sità, Associazione Sosta Palmizi e Teatro la Cavallerizza di Torino. Olimpia Fortuni mette in scena una jungla quotidiana: ambiente freddo, sporco, spoglio, tessuto sonoro denso, evocativo. Si tratta di un’altra ricerca contemporanea sul corpo in quanto umano, di un viaggio a ritroso che parte da un prossimo futuro per tornare alle origini e infine inglobarsi in tutta la propria naturalezza nella metropoli, nella paesaggio, nel mondo. "Soggetto senza titolo" si apre su una figura nera incappucciata che rimanda alla paura contemporanea del criminale e del terrorista; ma è un problema in parte più grave: rappresenta la personificazione di un nessuno, di un individuo che perde la propria faccia e la sua identità diventando un fantoccio smidollato, capace di muoversi soltanto in virtù delle vibrazioni sonore. L’automa degli anni Duemila si accorge di indossare più di quello di cui ha bisogno; appende al chiodo la propria esteriorità, inizia a spogliarsi del di più e intraprende un viaggio a ritroso, trasformandosi in un essere primitivo e animalesco. La metamorfosi cessa quando l’individuo torna alla natura e si ingloba in essa: è nudo e forse si ricorda di provare pudore ma nessuno se ne accorge perché nella mimesi quotidiana torna a essere parte di un tutto, solo più consapevole.

Benedetta Colasanti 09/05/2018

 

Fabbrica Europa è un viaggio trasversale attraverso discipline e culture diverse, una vetrina internazionale per coreografi, musicisti e performers, un luogo di incontro fra diverse idee di creazione. Essenza è la parola chiave della XXV edizione che nel 2018 occupa, oltre ai canonici spazi della Stazione Leopolda e del Teatro Cantiere Florida, anche il Teatro Goldoni, il Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, la Limonaia di Villa Strozzi e il PARC ex Scuderie Cascine, un nuovo luogo di conoscenza, indagine e sperimentazione in cui i giovani artisti avranno la possibilità di mostrare al pubblico le proprie opere. Il festival si svolgerà dal 4 maggio al 10 giugno e vedrà tra i momenti cardini del 2018 l’esibizione in prima nazionale firmata Anne Teresa De Keersmaeker e Compagnia Rosas: al Teatro della Pergola andrà in scena “Mitten wir im Leben sind/Bach6cellosuiten” con cinque danzatori su musica di Bach, suonata dal vivo dalla violoncellista Jean-Guihen Queyras.

5.TeatrulNottaraFotoAdiBulboaca min minTra prime nazionali e assolute, tra riproposte e omaggi, tra musica, teatro, danza e influenze reciproche tra discipline e tradizioni internazionali, Fabbrica Europa si muove in direzione del futuro, non per celebrare il venticinquesimo anno di lavoro ma per rinascere con un nuovo anno zero. Aprirà il festival Sang Jijia dal Tibet con “Re-Mark”, un’indagine sul corpo, sullo spazio e sulla memoria; le stesse tematiche sono affrontate da Salvo Lombardo con “Present Continuous”, dal duo Elisa Capecchi e Sara Campinoti con “Smash your mask” e da Olimpia Fortuni con “Soggetto Senza Titolo”. Altri artisti esplorano e superano il confine tra pubblico e palcoscenico; è il caso di Wim Vandekeybus con “Go Figure Out Yourself” e di Benoit Lachambre con “Lifeguard”. Ancora su musica classica danzeranno il tunisino Radhouane El Meddeb in un dialogo immaginario con il padre al ritmo di Bach e la francese Leila Ka sulla musica di Scubert. In un curioso spettacolo tra pattini a rotelle e danza, l’artista franco vietnamita Xuan Le con “Boucle”. Dall’Italia Julie Ann Anzilotti e la Compagnia Xe in “Erodiade. Fame di vento 1993/2017”, un recupero della pièce ispirata al poema incompiuto di Mallarmé ripresa dopo ventiquattro anni dalla prima messinscena. Cristina Kristal Rizzo omaggia Anna Pavlova con una rilettura della Morte del Cigno del 1924. Davide Bombana dialoga con l’”Arcaico” unendo i danzatori del Balletto di Roma con la musica di Katia Pesti e la voce dell’africano Gabin Debiré. Altri progetti internazionali sono quelli realizzati da Annamaria Ajmone con Marcela Santander e da Martina Francone con Anna Till e il musicista Dalibor Kocian. Aprono un dibattito sulla natura e sull’individualità Patrizia de Bari di Giardino Chiuso e Simona Bucci.

1.SANG JIJIAph.S.Jijia minSul fronte teatro, Mihai Manitiu dal nord con “Winter” e Roberto Bacci con “Quasi una vita. Scene dal Chissàdove”, presentato dalla Fondazione Teatro della Toscana in occasione di Fabbrica Europa. Si ispira alla letteratura è anche “L’ANITRASELVATICA” di Federica Santoro e Luca Tilli. Non solo la danza ma anche la musica dialoga con le altre arti e con sé stessa, operando a partire dalla tradizione folcloristica e in direzione dell’innovazione. Dall’Inghilterra John Parish tra cinema e concerto live; dalla Bosnia Natasa Mirkovic con Michel Godard (serpentone), Luciano Biondini (fisarmonica) e Harrod Cagwin (percussioni); dall’Ucraina il gruppo DhakaBrakha in uno stile tra elettronica e hip hop; dal Brasile Tulipa Ruiz. Arriva a Firenze anche Mark Guiliana con il suo Jazz Quartet mentre, nell’ambito della sperimentazione giapponese, Otomo Yoshihide e Chris Pitsiokos si incontrato in un concerto creato in collaborazione con Tempo Reale. Non ultimo l’uso dei mezzi multimediali, sia come incremento della messinscena musicale e di danza sia come spettacolo a sé stante con creazioni site specific e happening, fiore all’occhiello di ogni evento danzante. Da una parte la tecnologia sembra voler prendere il sopravvento catturando e riproducendo lo spettacolo, dall’altra viene riconfermato il carattere effimero dell’evento performativo.

Benedetta Colasanti 18/04/2018

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM