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Sandro Joyeux al Quirinetta: il sogno di un mondo vicino, il calore di un mondo possibile

Gen 15

Non è stato un concerto quello di Sandro Joyeux al Quirinetta, nella serata umidiccia (poi decisamente bagnata, fidatevi di chi l’ombrello l’aveva dimenticato a casa) di giovedì 12 gennaio. È stata una festa, o forse un festoso viaggio. Un lungo viaggio tra le terre rosse dell’Africa, tra i colori tropicali e i ritmi molleggiati del reggae, tra la leggerezza di una musica scritta per stare bene e fare stare bene.
Musicante di strada, pellegrino del mondo, Sandro ha i capelli lunghi, il sorriso vero e una camicia dai decori colorati. Ha una chitarra, e non se ne separa mai. Ha la sua voce, che canta pulita e semplice parole in così tante lingue diverse da diventare una sola, universale. Ha la sobrietà di un grande maestro: e la lezione che ci dà, nel giorno del suo compleanno, è che per fare una festa ci vuole una folla, e per fare una folla ci vogliono persone diverse, e che perSandroJoyeux1 fare diversità ci vuole umanità. L’altruismo che lui da sempre dimostra, sposando cause e lotte per i diritti dei più deboli. Il tema della serata è totalmente nelle sue corde: l’attenzione al migrante e al richiedente asilo di #LiChiamiamoPerNome, campagna dell’organizzazione INTERSOS. Attenzione che si trasforma in immagini (il live è affiancato dalla mostra fotografica di Matteo Casilli, “Humans”) e parole.
Dopo l’Antischiavo tour, in sostegno ai braccianti stagionali di tutta Italia, Joyeux non ha voluto e non ha potuto fermarsi; così è nato “Migrant”, progetto musicale inaugurato all’Auditorium Parco della Musica di Roma l’anno scorso, che annovera collaborazioni da Mali, Italia, Francia, Marocco e Stati Uniti, e che ci ripropone sul palco di via Minghetti.
Canzoni africane in dialogo con l’Europa, parole cantate insieme nella penombra accogliente di un locale che da Roma è volato con lo spirito a Dakar e dintorni. Gli ospiti che affiancano la chitarra di Sandro e i suoi fedeli compagni di band (Antonio Ragosta alla chitarra, Mauro Romano al basso, Francesco del Prete alla batteria e l’esordiente Dario Castiello alle percussioni) sono tanti. Dai poliedrici artisti Roberto Angelini e Adriano Bono alla Med Free Orkestra, quartetto di fiati composto da Francesco Fiore (tromba) Alessio Guzzon (tromba) Vincenzo Vicaro (Sax, Clarinetto) e Andrea Angeloni (trombone)
Sandro Joyeux, con loro e per noi, riesce a creare un clima gioviale e rilassato, di conviviale e sano entusiasmo. Sono in pochi quelli che riescono a mantenere le braccia incrociate, che non lasciano scuotere le spalle e la testa alle strimpellate sorridenti e simpatiche di questo Griot circondato da un’aurea speciale, illuminato da quella scia di coraggio, determinazione e benessere che lascia chi la luce la insegue, la giustizia la ricerca e la vita la assapora appieno.
Un concerto che diventa uno stato d’animo, che folgora e contagia nella sua anima solidale e universale, che ci culla in un’umanità ormai merce rara.

Giulia Zanichelli 15/01/2017

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