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L’intensa “leggerezza” del duo Magoni-Spinetti all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Apr 25

Per fortuna di quanti amano la musica – tanto più se dal vivo – è sempre confortante avere delle aspettative soddisfatte e mai deluse, che riempiono di brio, serenità e leggerezza. Quella «leggerezza» di cui parla Italo Calvino, non difetto, e quindi superficialità, ma valore, se si ha l’umiltà di comprenderlo, con cui veder le cose da un’altra angolazione per eludere la morsa della pesantezza, spiccando così un agile salto – come un odierno Perseo – verso un nuovo modo di vivere. È quello che dal 2003 fa il duo Petra Magoni/Ferruccio Spinetti – meglio noto come Musica Nuda – in quel delicato viaggio che li ha portati da re-interpretare tutta la musica amata fino all’ultimo album di inediti in italiano, “Leggera”. Planando sui cieli della nostra penisola, lo scorso 18 aprile si sono fermati all’Auditorium Parco della Musica di Roma per un concerto emozionante, grintoso, ispirato e coinvolgente. A loro agio nei contesti più disparati, qui affrontano il pubblico romano nella non certo piccola Sala Sinopoli, che diventa, grazie alla performance, un vero microcosmo dove ogni cosa trova il proprio posto.
Mentre qualche ritardatario si destreggia ancora tra file e numeri di poltrone, inizia la serata con l’opening act Luigi Salerno, già collaboratore del duo e presente anche nell’ultimo album, che si esibisce alla chitarra in alcuniMusicaNuda2 brani del suo «vasto repertorio» con una voce tranquilla, decisa, talvolta malinconica, gettando le solide e perfette basi di freschezza ed eleganza che saranno amplificate nel corso del concerto. Veniamo subito immersi in una sorta di bolla acustica, un vento che arriva da lontano e riverbera non solo all’interno della sala ma dentro noi stessi, impazienti di partecipare anche solo battendo il dito sul ginocchio per tenere il tempo e sentirci ulteriormente parte di qualcosa, con qualcuno, assolvendo a quella funzione comunitaria tipica di ogni evento. Ma è la musica protagonista e così entrano i quattro: sì, perché sono in realtà quattro gli elementi naturali che vediamo e ascoltiamo: Petra e la sua voce, Ferruccio e il suo contrabbasso, uniti in quella strana e speciale alchimia di una fusione a freddo che esplode nei colori più vivi e sfumati di suoni e parole.
Basta poco infatti per capire di cosa si parla, grazie al primo brano “Tu sei tutto per me”, dovuto omaggio all’autore della musica, Fausto Mesolella, grande compositore e amico, scomparso lo scorso 30 marzo. Tra gli applausi sentiti, si entra nel vivo con il tango “Condizione imprescindibile”, come quel sodalizio tra i due e le importanti collaborazioni dell’ultimo lavoro discografico di cui il concerto è solo la punta dell’iceberg. È la storia di una vita che viene raccontata in musica, come ri-leggendo l’unico vero libro preso da uno scaffale contenuto nel simpatico brano “Feltrinelli”, con la complicità del pubblico che canta il ritornello - «Feltrinelli, e noi tra quelli». Una storia già scritta ma sempre mutevole, lì sulla scena; una scoperta, perché ogni concerto è unico, non semplice “esercizio di stile” ma creazione guidata dall’emozione. Magoni si muove tra le sue migliori corde, una voce duttile che spazia tra momenti distesi e altri più tesi del registro acuto raggiunto senza alcuno sforzo, sempre sicura dell’alleato tocco del contrabbasso di Spinetti, ritmico, armonico e melodico, che arricchisce le interpretazioni di ulteriori dettagli, mai superflui o banali. Continuano a portarci «verso terre sconosciute» nel brano “Ti ruberò” di Bruno Lauzi – pietra miliare della canzone d'autore italiana – e ancora con “Ti darò”, che vede nuovamente la presenza di Luigi Salerno, per un'esibizione a due voci. Come rubare-donare un pezzo di anima, alzando l’asticella di un’emozione palpabile in sala, una dichiarazione di appartenenza e disponibilità tra anime affini che si nutrono a vicenda. Con giochi di luce ambrata, rossa e blu, la carica del duo si esprime ulteriormente nell’esibizione “felina” di “Zitto MusicaNuda3zitto”, per arrivare a “Come si canta una domanda”, intima e nostalgica poesia di Peppe Servillo, nella musica e nel canto che culla e incanta come un addio. Tra una chiacchiera con il pubblico e le presentazioni dei brani, trovano spazio alcuni classici del loro repertorio: “Ain’t no sunshine” di Bill Withers, “Lei colorerà” dall’album “Complici” (dipinto con delle proiezioni sullo sfondo che creano quasi un ambiente siderale), “Tutto nero”, versione di Caterina Caselli di “Paint it black” dei Rolling Stones, e ancora “Amazing Grace” insieme a “Nature boy”, in un’atmosfera di pennellate vocali e strumentali che sfumano in un’eco quasi liquida, assumendo successivamente contorni più decisi e potenti. Andando avanti con un solo, quasi tutto improvvisato, di Spinetti, “Bellezza in bicicletta”, “Blackbird” dei Beatles, con il complice fischiettare degli spettatori, si arriva al momento del loro «cammello di battaglia», “Il cammello e il dromedario” del Quartetto Cetra, occasione per il più divertito, divertente e spudorato gioco di variazioni del duo, che intreccia un dialogo voce-contrabbasso su altri brani della cultura pop (come “The final countdown” e dal musical “Grease”).
Il concerto termina tra gli applausi scroscianti; ma come spesso accade in questi casi, si vorrebbe non finisse mai, tanto che il pubblico entusiasta dà il via al bis con “Prendila così” e “Guarda che luna” ma soprattutto, come a chiudere la serata riprendendone il filo sotteso, con il brano “Leggera”. Rimane un mondo pieno di vibrazioni, una “musica nuda” che si veste dei migliori abiti della tecnica, dell’interpretazione, della grazia, della meraviglia e del cuore di questi due cavalier serventi della musica tout court, dove anche il silenzio o il più labile sibilo porta con sé il senso dell’arte dei suoni, forma artistica tra le più belle e necessarie all’uomo.

Marco La Placa 25/04/2017

Foto: Massimo Zannoni, Angelo Trani

 “Leggera” di Musica Nuda

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