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“Before You Judge me”: J. J. Abrams trasforma gli ultimi mesi di Michael Jackson in una miniserie

Pensate al settimo capitolo di “Star Wars” e alla Bad Robot Productions. C’è solo un nome che li lega, quello di J. J. Abrams. Al regista di “Super 8”, che il 27 giugno ha compiuto cinquant’anni, forse non bastava il successo ottenuto dall’ultimo episodio della saga stellare che ha stregato il mondo e ha deciso così di preparare una serie televisiva su Michael Jackson. Un’idea non ancora acquisita da nessun network, ma che ha buone possibilità di realizzarsi e diventare un evento. Quello del creatore di “Alias” non è un progetto che guarda all’intera esistenza del cantante, ma è piuttosto uno sguardo sui giorni che hanno preceduto la sua morte avvenuta a Los Angeles il 25 giugno del 2009. Il racconto che Abrams proporrà abrams01al pubblico si ispira al libro scritto da Tavis Smiley, pubblicato il 21 giugno 2016 a sette anni della scomparsa di Jackson. “Before You Judge Me: The Triumph and Tragedy of Michael Jackson’s Last Days” ricostruisce gli ultimi quattro mesi di vita dell’inventore del “moonwalk” tra il lavoro e il bisogno di ritagliarsi un proprio spazio al di fuori delle telecamere. Impresa impossibile per un’icona sacra, per un esempio di stile che non conosce rivali e che deve fare sempre i conti con un ambiente che non gli dà tregua. Ma ancora una volta c’è un’altra versione della tragica storia di Jackson che lo fa passare dalla condizione di vittima a quella di carnefice. L’annuncio di Abrams, infatti, coincide con un momento che potrebbe essere significativo per chiarire il rapporto che dal 1993 unisce Jackson alle accuse di pedofilia. Giorni fa sono riemerse nuove e inquietanti prove connesse a “Neverland Ranch”, la residenza che Jackson ha adibito a parco di divertimento per i suoi amici piccoli e grandi. Al contempo però arrivano anche altre fonti che smentiscono la presenza di tracce che confermerebbero le sue colpe, così invece di avere tra le mani una soluzione, il risultato è quello di un’ulteriore confusione. Proprio come ventitré anni fa, il re del pop si ritrova al centro di una questione che non sembra conoscere la modalità “off” neanche dopo il suo decesso. In tutti i casi quella di Jackson, al di là di come siano andate veramente le cose, costituisce uno spunto interessante per riflettere sul conflitto tra vita privata e pubblica che conduce la maggior parte degli artisti alla ricerca di qualcosa che allievi la loro frustrazione.
La serie sarà prodotta dalla Warner Bros Television e, ovviamente, dalla Bad Robot Production. In tutto ciò lo scrittore Smiley non starà ad assistere passivamente alla rappresentazione televisiva del suo libro, ma collaborerà come produttore curando l’adattamento dalla pagina alla scena. L’autore ha già lavorato con il regista newyorkese per la serie su Martin Luther King, ispirata anche in questo caso a una sua opera scritta con David Ritz “Death of King: The Real Story of Dr. Martin Luther King Jr.’s Final Year”. Nessuno ha ancora avuto il “privilegio” di guardare in tv la storia di un uomo diventato l’emblema della lotta contro le discriminazioni razziali, ma le premesse per la sua attuazione ci sono tutte. Speriamo che anche per lo show su Michael Jackson sapere quando e dove sarà trasmesso sia solo una questione di tempo.

Elisabetta Rizzo 29/06/2016

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