Un uomo al centro di una girandola di quattro donne. Cinque solitudini che si incontrano per creare una storia con queste parole il regista Massimo Natale ha descritto il suo nuovo film, “Il Traduttore”, in sala dal 26 maggio. Andrei (interpretato dall’attore polacco Kamil Kula) è uno studente rumeno che vive in Italia grazie a una borsa di studio per un corso di letterature comparate all’Università. Per arrotondare i pochi soldi del finanziamento lavora in pizzeria e saltuariamente in questura, dove traduce le intercettazioni di suoi connazionali per una poliziotta senza scrupoli (Anna Safroncik) pronta a tutto pur di incastrare dei presunti trafficanti di droga, anche a ricattare Andrei, in attesa del permesso di soggiorno per la fidanzata rimpatriata in Romania (Marianna Januszewicz). Grazie alla sua professoressa (Silvia Delfino) il ragazzo entra in contatto con Anna Ritter (Claudia Gerini) ricca gallerista che ha bisogno di un traduttore per conoscere il contenuto del diario lasciato dal marito tedesco, morto da poco. Sarà l’inizio di una relazione fisica ed emotiva che cambierà entrambi.
Tanti i temi che “Il Traduttore” cerca di affrontare: l’immigrazione, il rapporto tre diverse classi sociali, l’effetto di un mondo corrotto e senza pietà su un protagonista ancora “buono” e inesperto. Tante le linee narrative: l’università, il lavoro, il rapporto con la ricca borghese di mezz’età (il cui personaggio svilupperà a sua volta una storia a parte), con la fidanzata lontana, con la poliziotta. Tanti i personaggi, a cui si aggiungono il coinquilino saggio, l’amico di Anna e la prostituta dal cuore d’oro interpretata in un breve cameo da Eva Grimaldi, assente dal cinema da undici anni. Tanti, troppi elementi eterogenei che non possono trovare un amalgama, dando vita a un film poco equilibrato, che non riesce a dare né il giusto peso e il necessario approfondimento alle diverse tematiche né una reale coerenza psicologica ai personaggi. Alla fine il risultato è incerto, ridondante, a volte confuso e ripetitivo, colpa anche di una sceneggiatura non all’altezza. Funzionale il cast, anche se non sempre in parte: intensi il giovane Kula e la Gerini, chiamata a interpretare quella che lei definisce “una donna interrotta, rimasta incastrata in un periodo della sua vita dall’aver perso una persona con cui aveva ancora delle cose in sospeso, che trova nel rapporto con il giovane traduttore la spinta per andare oltre”.
A condurre lo svolgimento della storia la regia precisa ma distaccata di Natale, al secondo film dopo l’apprezzato “L’estate di Martino”, che ha scelto appositamente di ambientare il film a Trento “perché cercavo un posto intimo, raccolto, non volevo la grande città”. Una delle qualità del film, infatti, sta proprio nell’uso dell’ambientazione: un paesaggio freddo, ombroso, cupo, ben fotografato da Daniele Ciprì, che riflette perfettamente lo stato d’animo del protagonista, schiacciato da una società che lo sfrutta e lo prevarica, lasciandolo sempre ai margini.
Gianluca De Santis 27/05/2016
Il trailer https://www.youtube.com/watch?v=6u99GHACPFU