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Al “Ventotene film festival” Luigi Lo Cascio parla di sé e del suo film “La città ideale”

Ha preso il via il 26 luglio e si svolgerà fino al 4 agosto, sulla meravigliosa isola di Ventotene, la 21 edizione del “Ventotene film festival”, diretto da Loredana Commorana, che ogni anno dedica interessanti serate ai grandi nomi del cinema italiano, oltre ad una rassegna di film per i più piccoli.
Tra i protagonisti di questa edizione un importante interprete del nostro cinema, Luigi Lo Cascio, che ha partecipato all’incontro con il pubblico, moderato da Mario Sesti, per presentare il suo film “La città ideale”, di cui è anche regista. Un incontro che si è trasformato in un racconto, in cui l’attore si è lasciato trasportare e ha raccontato agli spettatori molto di sé, delle sue passioni, del cinema, del teatro, della sua vita, o semplicemente di come si diventa Luigi Lo Cascio.
Tutto è iniziato per caso, studiava medicina, praticava atletica leggera, pensava di non avere quell’istinto istrionico di suo zio, l’attore Luigi Maria Burruano, ma poi l’amore per le parole ha preso il sopravvento e ha dato vita alla sua vocazione attoriale. Afferma: ”Ho iniziato a studiare recitazione tardi, a 21 anni, non andavo a teatro, al cinema e avevo necessità di fare una scuola. Quando sono arrivato a Roma, in Accademia, ho avuto la seduzione per la parola. Le parole, lette e interpretate per qualcun altro sono sempre più difficili da comprendere per lo spettatore giovane. E’ complicato seguire dei brani lunghi riproposti senza accorgimenti e adattamenti: il teatro è la casa della parola.”
Il teatro e il cinema sono quindi due passioni simmetriche e ,rispondendo alla domanda di Sesti su quale differenza ci sia per lui tra i due, l’attore ribadisce la centralità della parola. Al cinema si parla la lingua della vita, c’è verosimiglianza, a teatro invece la parola è lontana dalla realtà e spetta non solo al regista, ma anche all’attore farla sua e attualizzarla per farla arrivare al pubblico. “Quando si fa teatro puoi stravolgere i grandi testi, farli tuoi, essere trasformato da essi - spiega Lo Cascio - una sceneggiatura invece non stravolge la vita perché bisogna abbandonarsi all’idea e alle fantasie del regista”. Cosa che ha fatto per il suo primo film da regista “La città ideale” del 2012 e presentato alla settimana della critica a Venezia.
Un film particolare, un giallo morale, in quanto vi è una forte componente di mistero, un enigma da risolvere. E’ la storia di un uomo, un convinto ecologista che lascia la Sicilia e si trasferisce a Siena, la possibile città ideale. Si ritrova però in un incubo kafkiano, in un vortice giuridico per qualcosa che non ha commesso. Sulla superficie di questo enigma c’è però sempre l’importanza dei suoi valori, delle sue convinzioni che, non essendo condivise dalla maggior parte della popolazione, perché troppo rigide ed estreme, lo portano a non essere compreso. Non c’è cosa peggiore che doversi difendere quando si è innocenti, e il film mette in luce benissimo questo dramma interiore, attraverso la psicologia del personaggio, i suoi sogni, i suoi incubi, il suo inconscio che diventa conscio agli spettatori attraverso le immagini. Ancora una volta però vi è la centralità della parola, come sottolinea il regista, soprattutto nella scena dell’interrogatorio in cui le parole vengono rimandate al mittente con un alone di enigma. Si crea quindi una sorta di estraneità del personaggio nei propri confronti, diviene un personaggio introspettivo. Lo stile di recitazione sembra infatti trasmettere la sua ossessione sull’omicidio più che che sulle conseguenze di esso. Subentra la volontà di voler ricercare la verità a tutti i costi, ma non la verità soggettiva che si crea attraverso le testimonianze, bensì quella oggettiva, cioè quella di chi crede nei veri valori della vita.
“La città ideale” è un film delicato, che fa riflettere, pensare, che pone degli interrogativi e costruisce un’inchiesta psicologica e interiore che ognuno può risolvere dentro di sé, resa attraverso la recitazione impeccabile di un attore come Lo Cascio, che con le parole e i gesti arriva a colpire la sensibilità e la psicologia degli spettatori.

Maresa Palmacci 02/08/2015

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