Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

TFF34: “Sully”, il miracolo umano al lavoro

Il fattore umano, prima di tutto. Perché sì, nella complessa equazione composta dalla miriade di informazioni, dati tecnici e rilevamenti radar, manca l'elemento essenziale, la variabile principale e interpretativa che sbroglia il dilemma. Seduti al grande tavolo, carte alla mano, da un lato i rappresentanti della National Transportation Safety Board, fedelissimi discepoli della tecnologia dallo sguardo attonito, indotti da un ragionevole scetticismo. Dall'altro, un pilota con quarant'anni d'esperienza e il suo secondo (Aaron Eckhart) che, con calma quasi buddhista, ribadiscono che era ormai impossibile far rientrare il volo 1549 della Us Airways all'aeroporto di La Guardia o in alternativa atterrare a Teeterboro, sulla riva del New Jersey.000sully
Dovremmo davvero fidarci delle parole di due comuni uomini? Il fattore umano, prima di tutto. Non si stanca di ripeterlo Chesley “Sully” Sullenberger, che nel gennaio del 2009 – con entrambi i motori in avaria dopo lo scontro con uno stormo di uccelli – mantenne il controllo del velivolo per quei cruciali 208 secondi atterrando miracolosamente sul fiume Hudson. Clint Eastwood torna a parlare di eroismo con un film in cui il campo di battaglia è immateriale; in cui il conflitto con il catastrofico operare del destino è anche occasione di (ri)scoperta del proprio sé. Molto meno provocatorio del precedente “American Sniper”, ma altrettanto audace nel prediligere una forma di narrazione volutamente frammentata, nel rievocare un passato estremamente doloroso capace ancora oggi di toglierci il fiato. Le televisioni si affrettano ad accaparrarsi l'eroe di turno, i bar gli hanno già dedicato un drink in suo onore.
Anche se il discorso sui media e il suo fagocitare la realtà trasformandola in ascolti e guadagno resta sottotraccia e nell'insieme irrilevante, a farsi comunque interessante e centrale è l'uso che il regista americano fa dei suoi schermi-totem. "Sully", interpretato da un magistrale Tom Hanks, non può eludere la propria (e di tutti) natura contraddittoria; il dubbio è un'inguaribile ossessione, un demone che genera mostri prefigurando scenari funesti sui monitor, sulla vetrata di una camera d'albergo solitaria che affaccia sui grattacieli di Manhattan. Al termine di un percorso a tappe che alterna l'inchiesta sull'accaduto e la rappresentazione del disastro, l'atroce ricordo dell'11 settembre lascia finalmente il posto a un liberatorio sentimento d'ottimismo. Bisogna però attendere il verdetto finale, l'ultima udienza, l'ultima simulazione opportunamente “alterata” dallo scarto tra reazione e azione, dall'agire non privo di rischi di un capitano a cui un po' tutti vorremmo assomigliare. “Sully”, girato interamente nel formato IMAX, ci trascina in basso in modo terrificante per risollevarci di colpo e di continuo verso la luce. È antropocentrismo civile che sommessamente sancisce il trionfo dell'uomo sulla macchina. Oltre i suoi limiti, c'è il miracolo umano.

“Sully”, scritto da Todd Komarnicki e diretto da Clint Eastwood
con Tom Hanks, Anna Gunn, Aaron Eckhart, Laura Linney, Autumn Reeser
Sezione: Festa Mobile
Uscita: 1 dicembre

Vincenzo Verderame 19/11/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM