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"Quando un padre": le vere priorità non sono mai cambiate

I tempi sempre più frenetici stanno facendo cambiare la nostra società, i nostri valori e i legami con i nostri cari. Come possiamo allora capire a cosa teniamo realmente, quale sia la componente più importante della vera felicità? In "Quando un padre" di Mark Williams vengono indagati tutti questi aspetti, con uno sguardo a tratti cinico a tratti struggente.
Nella splendida Chicago Dane Jensen (Gerard Butler) è uno dei più talentuosi "cacciatori di teste" nell'azienda di Ed (Willem Dafoe) ed incarna a pieno lo spirito dello yuppie degli anni '80. Non fa che lavorare, ama la sua famiglia ma riesce a dedicargli pochissimo tempo. I figli di Dane comprendono parzialmente gli impegni di lavoro del padre ma la sua continua assenza scatena non pochi disordini familiari. Un giorno suo figlio di dieci anni si ammala gravemente e comincia per il protagonista una vera e propria odissea ma anche il momento in cui tirare finalmente le somme di una vita passata alla scrivania.quandounpadre2
Titolo originale del film è “A family man”, che indica chiaramente le intenzioni del regista esordiente di mettere in primo piano la figura (forse da tempo superata) del padre americano che sente sulle spalle responsabilità e doveri.
Tutta la storia sembra quindi un continuo chiaroscuro tra le priorità imposte dal lavoro e quelle che dovrebbero essere naturali. Un tema più volte indagato con pellicole di spessore viene ancora una volta affrontato ma forse con poca incisività, perdendo lentamente quel realismo iniziale in favore di una facile risoluzione delle varie problematiche sorte. Forse è questa la pecca di Williams che decide di non mostrare la durezza ma una storia patinata, non portando fino in fondo la fusione di generi diversi e creando protagonisti che sembrano avere ben poco da dire. I personaggi si trasformano lentamente, la storia indebolisce quelli presentati come forti ed il contrario.
Altra pecca sono di certo i "colpi di scena" prevedibilissimi, che trovano gli spettatori sempre pronti, e l'inserimento di personaggi stereotipati come il saggio indiano o l'imprenditore senza scrupoli.
Mark Williams decide di dimostrare nel suo primo lavoro alla regia di essere capace di un ottimo esercizio di stile ma di non colpire nell'intimo lo spettatore, evitando possibili etichettature di genere e edulcorando una storia che altrimenti sarebbe risultata troppo forte.

Giovanni Recupido 12/06/2017

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