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Maria by Callas: La Callas racconta Maria nel documentario di Tom Volf

"La musica è il solo passaggio che unisca l’astratto al concreto“ diceva Antonin Artaud. 
Questa citazione prende ancora più forma e si configura nel reale quando si sente Maria Callas cantare. Nel documentario "Maria by Callas" di Tom Volf, nelle sale solamente dal 16 al 18 aprile, il regista cerca di delineare la vita e la carriera della Callas destinata a convivere con Maria. Dopo tre anni di ricerche per reperire documenti provenienti da tutto il mondo, Tom Volf traccia un racconto in cui la divina cantante racconta se stessa grazie ad interviste inedite, materiali dell’epoca o film amatoriali. La lettura di alcune sue lettere private è affidata alla voce narrante di Anna Bonaiuto in Italia e nella versione originale francese a Fanny Ardant che ha interpretato proprio la cantante nel film di Franco Zeffirelli "Callas Forever". Il fil rouge del film è un’intervista del 1970 che torna sempre durante tutta la durata della pellicola. Da poco separatasi dal suo grande amore, il miliardario Aristotele Onassis, la Callas si racconta in una tv americana con onestà e senza maschere, parlando del suo destino. Avrebbe voluto una vita con al centro la Maria, una famiglia, ma la Callas, spinta anche da sua madre e dal suo primo marito Giovanni Battista Meneghini, ha intrapreso – fin da giovanissima - una via che l’ha portata a un successo senza ritorno: “Destiny is destiny, there is no way out”. Come una prescelta dalla musica, una predestinata, la Callas dedica la sua vita alla musica e alla sua carriera. Ma essere la Callas non significa solo essere un personaggio, una diva dal carattere "burrascoso" come erano soliti definirla - anche se lei stessa afferma “non so cosa vogliano dire con burrascoso” - ma essere Callas vuol dire anche essere Maria e gli ascoltatori più attenti potranno sentire e vedere la sua parte più vera, la sua anina, in tutte le sue performance. Tom Volf non solo narra l’ascesa di una diva, regalando agli spettatori anche la possibilità di assistere ad alcune delle sue più grandi interpretazioni nella Norma o ne La Sonnambula di Bellini o ancora nella Carmen di Bizet quando canta L’amour est un oiseau rebelle, ma grazie alle parole stesse della Callas e di alcune sue lettere private, delinea il profilo di una donna forte e potente sul palco ma nel suo profondo fragile e melanconica, che nonostante la sua fama, continuava a studiare, a migliorarsi e a non sentirsi mai sicura di sé o arrivata. In alcune occasioni addirittura si scusava con il pubblico prima di cominciare a cantare, perché emozionata e sperava di non deluderli. 

MariaCallas

Viene fuori l'immagine di una persona sincera, che ha sempre raccontato tutto di sé senza grandi stratagemmi, una donna che quando cantava si spogliava della maschera del personaggio, restando se stessa. Foto dell’epoca, filmini in Super 8 o in 16mm di video privati o di video girati da fan sono stati utilizzati nel documentario, avendo così l’impressione di essere veramente in quegli anni, di assistere veramente a quelle interpretazioni. L’unica modifica eseguita da Volf sui materiali a disposizione è stata quella di cambiare i colori. Il regista ha voluto da una parte realizzare un documentario fedele all’epoca della Callas e ai reperti, dall’altra parte però ha deciso o di ravvivare il bianco e nero, quando presente, o di renderlo a colori, in modo da far avvicinare al ricordo di questa grande artista anche generazioni più giovani. Nonostante le leggere modifiche apportate al materiale, le immagini non vengono stravolte o private del loro valore storico, anzi, il ravvivamento dei colori gli conferisce maggior valore, rendendo il ricordo della Callas più vivo e attuale che mai al tal punto che, quando la proiezione in sala termina, concludendosi il film con una delle performance della Callas, il pubblico in sala ha applaudito, alla Callas, era un appaluso a lei, poiché sembrava di averla lì davanti e che si fosse esibita solamente per noi. Con passione, gioia e al contempo sofferenza la Callas era destinata alla musica, così come Maria, che solo grazie al canto lirico poteva esprimere tutta se stessa e infatti diceva: “la musica è l’unica lingua che posseggo”.

Giordana Marsilio 12/04/2018

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