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"La tartaruga rossa": la fiaba di de Wit da Cannes al cinema

Fosse un film di Hayao Myazaki, capace di condensare un lirismo raffinato, la dolcezza rassicurante delle animazioni pastello e un linguaggio accessibile, "La tartaruga rossa" (La tortue rouge) rimarrebbe nelle sale per almeno due settimane. Eppure, si tratta di una coproduzione col celeberrimo Studio Ghibli, in particolare con uno dei suoi uomini chiave, Toshio Suzuki, che da “Porco Rosso” (1992) a “Si alza il vento” (2013) ha finanziato tutti i capolavori del maestro giapponese. Non basta, nemmeno, aver partecipato alla Festa del Cinema di Roma 2016 (Selezione Ufficiale) e, ancor più importante, aver vinto il Premio Speciale nella sezione Un Certain Regarde dell’ultimo festival di Cannes.Latartarugarossa4

Forse, proprio in ragione del premio del festival francese, che omaggia le opere dichiaratamente sui generis e all’avanguardia per contenuti e messa in scena, il lungometraggio animato di Michaël Dudok de Wit non è un film per tutti. Primo, perché è un film muto, in cui è presente soltanto la musica – incantevole – di Laurent Perez e qualche rarissimo grido dei personaggi. Secondo, perché possiamo porci mille domande sull’inizio della storia – un naufrago senza nome che finisce su un’isola deserta – sulla svolta puramente fiabesca e su un finale che ci da la sensazione di averci capito tutto e che invece ci lascia pensierosi, immersi in tutte le risposte possibili da immaginare circa il senso di un racconto di estrema purezza. Tuttavia, durante e dopo la visione de "La tartaruga rossa", a contare davvero sono nient’altro, appunto, che le nostre sensazioni.

De Wit – animatore, sceneggiatore, illustratore e regista – vinse un Oscar al miglior cortometraggio nel 2001 con Father and Daughter, disponibile su Youtube. Anche in questo caso, ritroviamo la tematica di una coraggiosa e caparbia tenacia e uno sguardo per nulla edulcorato sui rapporti familiari. Dopo i primi giorni, difficili e disperati, l’uomo sull’isola costruirà una zattera per rimettersi in mare: una presenza misteriosa gliela distruggerà e farà lo stesso anche con tutte quelle che riuscirà a realizzare le volte successive, dopo notti insonni e una fatica estenuante. Senza svelare nulla sullo sviluppo della vicenda, conoscerà una donna dalla quale avrà un figlio. Proiettato al Lucca Comics and Games e distribuito dalla Bim, il Latartarugarossa3film sarà al cinema soltanto dal 27 al 29 marzo.

La storia fa da supporto ai disegni, e non il contrario. Ciò che l’artista olandese riesce a comunicarci con l’acutezza di una semplicità fanciullesca, è prima di tutto un ambiente che, da pericolosamente desolato e ostile, finisce per diventare la casa accogliente di una famiglia archetipica. Dopo tale trasformazione, pur nella povertà di personaggi e situazioni – padre, madre e figlio nella natura incontaminata – assistiamo con trepidante empatia alle tappe, gioie e dolori, di un microcosmo in cui possiamo specchiarci. I colori sono accesi e vividi di giorno; di notte, cala un bianco e nero dalle mille sfumature. Possiamo solo ipotizzare le numerose implicazioni di un’opera in cui il regista ci conduce verso la propria visione del mondo senza fornirci la mappa della ragione: a partire dal rapporto uomo-natura, siamo portati a riflettere sul senso della solitudine, sull’amore, infine sulla necessità di emanciparsi dalle proprie origini. Senza fornirci troppe risposte, "La tartaruga rossa" riesce ad essere un antidoto alla frenesia metropolitana concentrando la propria poetica sull’essenza della famiglia, dai primi istanti fino al termine, lento e necessario, del suo ciclo vitale.

Paolo Di Marcelli 16/03/2017

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