Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

I sogni sono una cosa seria, un po’ come Tartùr

Tartùr nasce dall’assonanza di tour verso Tartu, la città dell’Estonia.
Ma soprattutto è l’idea nata un martedì di fine maggio in un vecchio pub inglese, lo “Shakespeare pub”, quando una giovane troupe cinematografica Broga Doite, tra una chiacchera e qualche sorso di birra, viene improvvisamente affetta dalla cosiddetta sindrome di Wanderlust.
Due sceneggiatori Andrea Settembrini e Gabriele Licchelli, un attore Giorgio Sales, e un compositore musicale Daniele Vitali, decidono di fare un viaggio on the road. Dodici giorni, attraverso nove paesi. Vogliono raggiungere Francesco, il loro amico regista e convincerlo a lasciare gli studi di filosofia, tornare in Italia e concretizzare il sogno del loro primo lungometraggio: la storia del disperato tentativo di perdersi di tre uomini, un cane e due pecore.
Di segnato c’è solo la meta: Tartu. Niente aerei, non è il caso di volare sulle cose ma di addentrarcisi a bordo di un furgoncino di terza mano. Per quattro poco più che ventenni senza soldi in tasca, con un futuro incerto e quel poco che basta di incoscienza, è una buona condizione per sentirsi autenticamente vivi.
Quando improvvisamente si avverte la paura di sprecare la propria vita, di crescere senza diventare grandi; quando si avverte la paura di guardarsi indietro e rimpiangere tutto quello che si sarebbe potuto fare ma che non si è fatto, c’è bisogno di una rinascita reale, senz’altra madre che se stessi. Quando si capisce che i sogni sono una cosa seria, è giunto il momento di superare i confini, quelli della mente. Di partire, senza pensare.
Andrea, capelli disordinati e in bocca una risata sgraziata, laureando in Ingegneria del Cinema al Politecnico di Torino, studia Regia, Sceneggiatura e Produzione alla Scuola Holden.
Lino, occhi scuri e baffo anni 70, laureato in Lingue e Letterature Moderne all’Università di Torino, anche lui studia Regia, Sceneggiatura e Produzione alla Scuola Holden.
Giorgio, fronte stretta e sguardo alla Cary Grant, ammesso alle selezioni del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, diplomato in quest’ultima.
Daniele, faccia pulita, mani bianche da pianista, primo e unico laureato della provincia di Lecce in Popular music, a Pescara, con 110 e lode e specialistica in composizione pop-rock e musica per il cinema.
Si, ma dov’ è il loro posto nel mondo?
Si danno appuntamento nella piazza del loro paese, a pochi passi dal bar in cui trascorrono buona parte del tempo. Caricano gli ultimi bagagli nel cofano del furgoncino, salutano con un cenno della mano il barista affacciato alla porta, ed ecco che Gagliano del Capo si fa sempre più piccola nello specchietto retrovisore, fino a svanire.
“La via più breve per giungere a se stessi gira intorno al mondo” per dirla come Keyserling, il filosofo estone.
Inizia il Tartùr, quello geografico, che attraversa gli orizzonti di mezza Europa dal Sud Italia, fino al confine con la Russia. E quello all’interno di una generazione in pieno frastuono tecnologico, che nel suo tentativo di libertà, tra sogni e inquietudini, si racconta a cielo aperto. Si riflette su ciò che significa essere giovani, fare arte o trovare un lavoro al giorno d’oggi.
Succede di non riuscire più a seguire la bussola se insieme si cerca il senso dello stare al mondo.
I 3.723 km di strade secondarie, senza pedaggio, seducono un po’ alla volta. Vengono percorsi lentamente per dare il tempo allo sguardo di andare al di là di ciò che vede e non come un non-luogo da attraversare il più velocemente possibile per arrivare a destinazione.
E poi, chi lo sa se arriveranno a destinazione?
Sull’autostrada della precarietà, senza alcun segnale certo, la loro amicizia avanza come un’auto d’epoca superata a gran velocità, dal passo lento e fiero che col tempo aumenta di valore.
Il viaggio si vive tre volte: quando lo si sogna, quando lo si vive e quando lo si ricorda.
Per far sì che questo progetto non si fermi alla prima tappa, che il viaggio possa iniziare il 25 settembre e diventare un docu-film, c’è bisogno di raggiungere il goal nella campagna crowdfunding (http://linkpdb.me/11818). Tutti con il proprio contributo possono sostenerlo ed esserne benzina.

Livia Filippi 29/08/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM