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Guardiani della galassia Vol.2: la Marvel centra ancora il bersaglio

Sono passati tre anni (di già?) da quando il primo "Guardiani della Galassia" ha portato il MCU ad un altro livello, collezionando applausi da critica e pubblico (con ben due candidature agli Oscar) come succede di rado, sopratutto per un cinecomic. Oggi, con questo "Guardiani della Galassia Vol.2", la Marvel dimostra per una volta di non voler vivere solo di rendita sulla gloria del primo film, ma di avere l'ambizione per spingersi oltre, per non accontentarsi di creare qualcosa di semplicemente più grosso e più costoso.
Tutto ricomincia da dove ci eravamo lasciati, con la neonata famiglia dei Guardiani intenta a salvare e assieme depredare il mondo nei modi più divertenti ed sconsiderati che si possano immaginare; questa volta si trovano alle prese con i potenti e algidi Sovereign, sorta di elfi spaziali dotati della stessa simpatia e ospitalità di un branco di piranha. Peter Quill, tra un inseguimento e una baruffa tra amici, incrocia sulla sua strada nientemeno che il suo vero padre: Ego (Kurtguardians Russell), sorta di misterioso ed affascinante yuppie spaziale. Nello stesso momento però i Guardiani devono fare i conti con la mefitica Nebula, il tutto mentre si vedono sguinzagliare dietro dai Sovereign nientemeno che i Ravagers di Yondu Odonta. Tra battaglie, ammutinamenti, segreti e nuovi incontri, i nostri squinternati eroi si troveranno al centro di qualcosa di molto più grande di loro, che potrebbe cambiare l'universo (s)conosciuto per sempre.
Scritto e diretto da James Gunn (lo stesso del primo episodio), questo Guardians of the Galaxy Vol. 2 è senza ombra di dubbio un film creato per divertire, soprendere, commuovere e per superare il limite più evidente degli ultimi prodotti Marvel: la scarsa profondità dei personaggi. Per carità, non stiamo parlando né di Shakespeare né di Omero, ma è sicuramente confortante notare come, rispetto ad altri prodotti e saghe del MCU, questa dei Guardiani non si accontenti di mettere assieme una serie di gag e combattimenti.
Ed allora lo spettatore si perde e si diverte si, ma impara a conoscere cosa si nasconde dietro il fare da orso imbranato di Quill, il cinismo irriverente di Rocket, la freddezza di Gamora, il machismo demodé di Drax e lo sguardo sperduto di Groot. Traumi, desideri, sogni, tristezza, paura; tutto questo è dentro i Guardiani, e ciò li rende più umani di tanti (super)umani visti al cinema con cui spesso tanto difficoltosa è l'immedisimazione e l'empatia da parte del pubblico. Dove questo Guardiani della Galassia Vol.2 cambia passo e ci cattura è sicuramente nei personaggi "di contorno" che poi in realtà tanto di contorno non sono.
In primis l'Ego di Kurt Russell, dal momento che il cattivo da sempre è il sale di ogni film e il personaggio interpretato dall'ex Jena Plinski rappresenta forse la miglior critica e condanna mai visti in un cinecomic al concetto americano di successo, a quella cultura falsamente hippie, ma poi divenuta genuinamente yuppie, basata sull'egoismo, il narcismo, falso idealismo e megalomania che proprio a partire dagli anni 70 hanno infettato la cultura american, il loro way of life. Ad un tempo ironico ed autoironico, Russell per poco non fa scomparire Pratt e soci ogni volta che è sullo schermo, riuscendo ad guardians1essere ad un tempo raggelante e divertente, insomma: spaventosamente divertente.
Merita però una citazione a parte anche la caratterizzazione di Michael Rooker, che fa del suo Yondu Odonta una sorta di incrocio tra un Capitan Nemo e un Severus Piton, donandoci momenti di grande ironia ma anche altri in cui emerge prepotentemente la natura sensibile, malinconica e un pochino dannata di quello che credevamo essere un cattivo un pò imbranato ed invece, mano a mano che si va avanti nel film, cresce di statura, diventando non tanto e non solo una figura paterna ma una sorta di fonte di ispirazione per i vari Guardiani, un esempio che li spinga a migliorarsi, ad accettare errori e dolori del proprio passato, ad essere meno egoisti.
Inutile aggiungere che il citazionismo e la contaminazione di genere sono come una seconda pelle anche per questo secondo episodio, che è in tutto e per tutto un grande omaggio alla grande tradizione pop (non solo musicale) degli anni 70-80. Da Sam Cooke a Cat Stevens, da David Hasselhoff e il suo Supercar a Flash Gordon, senza dimenticare i cameo riservati a Sylvester Stallone (che rivedremo nei futuri sequel) vero e proprio simbolo di un'epoca molto kitch ma irripetibile.
"Guardiani della Galassia Vol.2" se ha un difetto è quello di appartenere in tutto e per tutto all'ormai impazzito universo cinematografico dei nostri giorni, che pare contaminarne l'originalità con l'ennesima sequela di finali post-credits tediosi, e quindi con il manifestarsi all'orizzonte di quelle minacciose nubi fatte di ipercommercializzazione e trash, care all'industria dello spettacolo americana, per le quali tutto va masticato fino all'osso, per poi essere risputato quando non serve più. Alla fin fine infatti, non perdoneremo mai al cinema di oggi di averci travolto ed annoiato con così tanti film sui supereroi (molti dei quali evitabilissimi) da averci fatto nascere quel genere di anticorpi dell'intelletto, a causa dei quali anche questo film originale, genuino e autoironico finisce nel dimenticatoio 15 minuti dopo essere usciti dalla sala.

Giulio Zoppello 26/04/2017

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