Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

“Fukushima. A Nuclear Story”: la valvola rotta che evitò l'apocalisse

Disastro nucleare. Parole che fanno tremare i polsi. Si pensava che dopo Chernobyl non l'avremmo più sentite nominare. Invece l'incubo si ripresentò quando l'11 marzo 2011 uno tzunami con onde alte 14 metri colpì e danneggiò gravemente la centrale nucleare di Fukushima Dai - chi, nel Giappone settentrionale. Eppure non si ha ancora piena cognizione di ciò che è avvenuto in quei giorni. Se ancora nel mondo ci si pongono domande sull'opportunità o meno di utilizzare l'energia nucleare, è perché quel disastro è stato, con evidenza, dimenticato troppo in fretta. A sei anni dall'incidente, la casa di produzione Teatro Primo Studio - Film Beyond ha reso disponibile in streaming fino al 12 marzo 2017, il documentario “Fukushima. A Nuclear Story” di Matteo Gagliardi, scritto con Pio d'Emilia, giornalista di SkyTg24 che vive a Tokyo da 30 anni, e Christine Reinhold, con la voce narrante, in Italia, di Massimo D'Apporto, che Fukushima01racconta il disastro di Fukushima con l'approccio del giornalismo d'inchiesta d'altri tempi e del cinema più contemporaneo. Gagliardi sceglie di raccontare la vicenda montando e fondendo insieme vari linguaggi. Abbiamo riprese fatte con la telecamera di Pio d'Emilia, ma anche le straordinari immagini manga dell'European Academy of Manga per raccontare le vicende storiche connesse alla questione del nucleare e la meravigliosa fotografia di Kenji Higuchi, che aggiunge un tocco emotivo alla narrazione; infine la descrizione delle questioni tecniche è affidata a infografiche, permettendo una comprensione chiara e puntuale della vicenda.
Chi conduce il viaggio nel disastro è lo stesso Pio d'Emilia, che porta lo spettatore sui luoghi e lo fa non senza correre rischi di natura giudiziaria e sanitaria, violando divieti pur di raccontare la verità. E allora vediamo l'abbandono dei luoghi, nel raggio di almeno 20 km dalla centrale, animali che, lasciati a se stessi in fretta e furia dagli allevatori, si stanno Fukushima02mangiando tra loro, misuratori che restituisco livelli di radiazioni altissime anche in zone considerate sicure, il nervosismo dei tecnici della Tepco, l'azienda cui appartiene la centrale di Fukushima, quando un gruppo di giornalisti è in visita e fa domande. L'incidente e le omissioni colpevoli dei dirigenti Tepco diventano il punto di trasformazione dell'atteggiamento della popolazione giapponese nei confronti delle autorità, nonché nei confronti del nucleare, che scopriamo, tra le altre cose, essere stato reso appetibile dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante l'atomica su Hiroshima, dalle campagne comunicative promosse dagli Stati Uniti. Dall' estate del 2011 non passa settimana in cui a Tokyo non si tenga una manifestazione anti-nucleare, soprattutto da quando, il nuovo primo ministro Shinzo Abe, ha deciso di riprendere il programma, dopo che Naoto Kan, primo ministro all'epoca dell'incidente, aveva decretato un cambio di linea sulla questione energetica.
L'apice del documentario nella sua funzione informativa è l'intervista proprio a Naoto Kan, che legge il rapporto dell'inchiesta portata avanti per quattro anni dopo il disastro. Si scopre così che l'unica cosa ad aver scongiurato la totale catastrofe, nell'ordine di dieci volte peggiore rispetto a quella biellorussa, è stata una valvola difettosa. Infatti i reattori che andarono in meltdown (fusione del nocciolo di combustibile attivo) furono l'1, il 2 e il 3, per seri problemi agli impianti di raffreddamento conseguenti lo tzunami e vennero raffreddati utilizzando l'acqua di mare, limitando, sebbene nella gravità della situazione, i danni. Ma il danneggiamento al reattore 4, invece, era di natura differente e riguardava il combustibile esaurito accumulato in cima al reattore, che stava facendo evaporare l'acqua di raffreddamento, creando condizioni esplosive. Per una pura coincidenza, una valvola non funzionò correttamente e altra acqua andò a raffreddare le barre esaurite. Diversamente staremmo qui a raccontare la storia di una distruzione senza scampo, per scelte energetiche miopi, condite da interessi e propaganda.

Milena Tartarelli 16/03/2017

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM