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Focus Arnaud Desplechin: al Rendez-Vous Festival “Comment je me suis disputé (ma vie sexuelle)”

Non sono belle persone i personaggi di “Comment je me suis disputé (ma vie sexuelle)” né tantomeno eroi: egocentrici, insicuri, bravissimi a filosofeggiare con le vite degli altri ma assolutamente fuori posto nelle proprie, incapaci di amare e prendere decisioni. Sono quegli individui che ognuno di noi ha incontrato almeno una volta, suo malgrado, nella propria vita: come amico, amante, compagno di scuola, cugino, fidanzata.

La storia che racconta Arnaud Desplechin nel suo lungo film (178 minuti) mette a disagio e irrita. A complicare la situazione, una narrazione che fonde presente e passato, ricordi e confessioni sul lettino di uno psicanalista. Il regista ha omaggiato il “Rendez-Vous Festival” della sua presenza, chiudendo la proiezione di lunedì 9 aprile e consentendo, con le sue parole, di capire qualcosa di più sulla sua opera, certamente profonda ma complessa. Come dichiarato da lui stesso durante l’incontro, l’origine del film va ricercata in un film a lui molto caro di Woody Allen, “Manhattan”: “Comment je me suis disputé (ma vie sexuelle)” è una sorta di trasposizione di quella storia, ma ambientata a Parigi.

Uscito nel 1996, “Comment je me suis disputé” ai Premi César 1997 è stato in gara nella categoria migliore promessa femminile grazie ad Emmanuelle Devos e ha vinto nella categoria migliore promessa maschile con Mathieu Amalric. Quest’ultimo interpreta Paul Dédalus, 29enne assistente all’Università di Nanterre con ben poca voglia di fare il professore nella vita e una tesi da discutere in sospeso da tre anni. Abita con suo cugino Bob (Thibault de Montalembert) e da dieci anni è fidanzato con Esther (Emmanuelle Devos), tra continui tira e molla. È incapace di lasciarla anche se insieme sono infelici entrambi. Lui è segretamente innamorato di Sylvia (Marianne Denicourt), la fidanzata del suo migliore amico Nathan (Emmanuel Salinger).

«Paul ama tutte le persone che gli sono intorno: il cugino, le donne che hanno popolato la sua vita, il suo professore»: così lo descrive Desplechin. Rimanda la tesi, rimanda la rottura con la fidanzata, si ritrova aggrovigliato in relazioni sbagliate e malsane, come quella con Patricia (Chiara Mastroianni), donna tra l’altro già sposata, con cui intrattiene un rapporto violento e turbolento.

Lo stesso titolo del film è ambivalente, richiama sì l’amore ma anche la violenza, due fattori centrali nel film e nella vita di Paul, che a suo modo (un modo goffo ed egoistico) ama le donne della sua vita, maComment je me suis disputé 2 sono legami burrascosi e litigiosi.

La caratteristica del film è quella di portare sul grande schermo una polifonia di voci, frutto di un attento lavoro di indagine da parte del regista, che ha dichiarato di aver lavorato dettagliatamente su ognuno di essi. Si può idealmente dividere il film in due parti: una ‘maschile’ e una ‘femminile’. Nella prima metà, infatti, prevale il punto di vista di Paul e nella seconda quello di Esther: in particolare ci si sofferma sulla solitudine in cui quest’ultima cade. Una curiosità svelata dal regista durante l’incontro col pubblico riguarda proprio questa parte: «È stata girata avendo come base un testo sull’amenorrea (disturbo di cui soffre la ragazza, ndr) e abbiamo lavorato filmando con l’attrice i possibili pensieri di Esther».

Il limbo esistenziale che Paul vive in “Commes je me suis disputé” trova evoluzione in “I miei giorni più belli”: presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2015, ha vinto il Premio César 2016 per la migliore regia. Il film chiuderà non solo il lungo focus dedicato ad Arnaud Desplechin (cinque le proiezioni con la sua firma), ma anche il Rendez-Vous Festival: è in programma martedì 10 aprile alle 20.30 presso il Nuovo Cinema Sacher. Anche stavolta, seguirà incontro col regista.

Giuseppina Dente 10/04/2018

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