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"3000 Nights" è un racconto delicato e commovente che dà voce al popolo palestinese

Le ombre si distendono fino a invadere l’inquadratura e sui muri restituiscono le immagini delle sbarre di un carcere. Non poteva essere che cupa la fotografia di “3000 Nights”. Scritto e diretto dalla documentarista palestinese Mai Masri, il film è ambientato in un vero penitenziario e parla di guerra e di morte, ma anche di speranza e di vita.
Al Palladium di Roma la proiezione di questa pellicola, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, ha attirato spettatori di tutte le età, tra studenti di cinema, persone con incarichi istituzionali o anche semplici appassionati. L’evento organizzato dalla Fondazione Roma Tre Teatro Palladium in collaborazione con l’Ambasciata della Palestina è stato un’occasione di incontro con la stessa regista, che ha presentato il suo lavoro e ha partecipato al dibattito successivo. Tremilanights1

Ispirato a una storia vera, il lungometraggio racconta la vicenda di un’insegnante palestinese, Layal, arrestata ingiustamente e rinchiusa in una prigione israeliana per un atto terroristico che non ha commesso. La sentenza di condanna arriva inesorabile e senza possibilità di appello: la pena è di otto anni di reclusione, tremila notti in cui Layal sarà privata della libertà. Tra le pareti della sua piccola cella la protagonista scopre di essere incinta e sceglie, contro il volere del marito, di portare a termine la gravidanza dando alla luce il suo bambino in catene.
La struttura narrativa segue la successione cronologica degli avvenimenti all’alba della prima intifada ed è un dramma politico, ma anche tutto femminile. Le piccole tensioni che si sviluppano tra le compagne di prigione sono lo specchio di un attrito più grande e tutte le decisioni, anche quelle prese con le buone intenzioni, hanno delle ripercussioni inevitabili sui rapporti umani. La giovane catturata e maltrattata ingiustamente finisce per caso a combattere una battaglia che non le appartiene, scopre la solidarietà, si scioglie dai vincoli di una società che la vuole devota all’uomo, diventa una madre e una donna che non ha paura delle conseguenze delle sue azioni.

Tremilanights2“3000 Nights” fa di una prigione la metafora in scala della Palestina sotto occupazione e dà voce alle istanze di un intero popolo. Mai Masri, pioniera nel panorama cinematografico Medio Orientale, esplora temi insidiosi come la memoria storica e la manipolazione psicologica, mette a fuoco sentimenti come l’empatia e il desiderio di riscatto. 
“Ho incontrato questa donna quando lavoravo a uno dei miei progetti e la sua storia mi ha toccato così profondamente che ho pensato di farci un film”, racconta la regista che ha alle spalle trent’anni di esperienza nel cinema. Tra le sue produzioni più note c’è un’intera trilogia di documentari sulla vita dei bambini palestinesi nei campi profughi negli anni '80 e ’90. La pellicola ha avuto qualche resistenza nella distribuzione in giro per il mondo, ma è stata anche candidata dal governo giordano al premio Oscar come miglior film straniero. 

Palpabile la commozione del pubblico al termine della proiezione quando durante lo scorrere dei titoli di coda sul grande schermo il pensiero è andato alle vittime di un conflitto senza tempo e alle vite segnate dei tanti prigionieri. In piedi qualcuno ha anche gridato “Palestine”.

Silvia Natella 14/04/2017

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