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"2 biglietti della lotteria": arriva in sala l'evanescente commedia rumena

La novità, il mai visto, l’elemento di rottura, non rientrano necessariamente tra le caratteristiche immancabili che una commedia deve avere per dirsi riuscita. Anzi, giocare col già visto, appoggiarcisi (magari per parodiarlo) è spesso una delle mosse più azzeccate. Duebiglietti2
Se non si può essere “I soliti ignoti”, insomma, si può comunque provare ad assomigliare a “Johnny Stecchino”, una commedia che parte da uno spunto facilissimo e tutt’altro che inedito (lo scambio d’identità) ma che è ricca di situazioni divertenti e originali.
Ed è proprio l’originalità, questo sì, l’elemento che non può mancare in una commedia riuscita, il che rappresenta il più grande problema di “2 biglietti della lotteria”.
In una Romania povera e periferica, tre amici sfigati – uno con la moglie in Italia che minaccia di lasciarlo, uno impiegato comunale complottista e l’altro belloccio ma col vizio del gioco – si vedono al bar di fiducia davanti a una birra per parlare delle proprie sfortune, soprattutto economiche. Un giorno, per caso, giocano insieme un biglietto della lotteria e vincono sei milioni di euro, solo che, ovviamente, il biglietto verrà rubato. Il film verte tutto sulla ricerca di questo foglietto, che spingerà i protagonisti in un viaggio verso Bucarest.
Di solito il viaggio dovrebbe rappresentare più che altro “un percorso attraverso se stessi”, uno di quelli in cui, al di là del buon esito della “missione”, il vero raggiungimento dell’obiettivo è l’aver appreso un minimo in più sul proprio conto o essersi finalmente liberati di qualcosa che attanaglia la vita. Tutto questo nel film di Paul Negouscu non c’è - sicuramente negli effetti, chissà nelle intenzioni – e il risultato è una successione di situazioni talvolta anche divertenti, ma prive di forza, perché tutte varianti troppo svogliate di cose già viste. Nemmeno il bassissimo budget a disposizione è una giustificazione, in quanto la carenza è nella sceneggiatura, nelle idee, non tanto nelle soluzioni visive. Un merito del film è però quello di non aver paura di mostrare una Romania brutta, ma proprio per questa ricca di quel fascino da est Europa così caratterizzante e riconoscibile, da diventare esso stesso un personaggio, e forse il migliore. Dal palazzo scalcinato dove abita Dinel, all’abbigliamento dei tre protagonisti, tra pinocchietto, sabot e scarpe bucherellate con calzino, e la vecchia Dacia rimessa a nuovo: tutti elementi ben disposti per la creazione di un quadro di miseria e (più o meno) nobiltà (d’animo) che però non bastano a salvare “2 biglietti della lotteria” dalla sua evanescenza.

Alessio Altieri 21/09/2017

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