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Milano, Teatro Studio, Nel silenzio della vita

La storia di una donna come tante, dalla nascita alla morte, attraverso l’amore. Il racconto di un percorso interiore alla ricerca della propria identità. Una riflessione sulla propria ragione di esistere. Una donna, la sua vita e l’insoddisfazione che l’accompagna, alla ricerca di un abbraccio. Serra Yilmaz, la fatina buona protagonista dei successi di Ozpetek, parla piano, con timbro accorato sussurra la sua storia, quella di una giovane donna turca che combatte le contraddizioni della sua terra d’origine. Interrompe “il silenzio della vita” sul palcoscenico del Teatro Studio. Con gli occhi illuminati i gesti lenti, protagonista della scena, parla di sé e del suo destino attraverso i versi in prosa di Asli Erdogan, giovane promettente scrittrice turca che un giorno per caso le ha regalato le sue parole. “Nel silenzio della vita” colpisce, è un testo bello e profondo. Parla a tutti, figli, madri, uomini e donne, racconta la storia di tutti. La vita, l’incomprensione, gli addii, gli amori perduti, la solitudine. “Mi sentivo come una pigna di carne nascosta sotto le foglie morte….avevo nostalgia di una mano che mi accarezzasse i capelli…di un respiro dentro di me…” Un viaggio dentro e fuori se stessi, nudi, senza pietà, dall’inizio alla fine dei giorni. L’assenza di trama, d’orpelli, di musica, la luce tenue, il tono accorato di voce, la brevità dell’attimo, le parole non dette… l’atmosfera incanta e focalizza l’attenzione sul testo rigorosamente in italiano. “Affinchè la poesia fosse accessibile a tutti” spiega l’autrice, “sebbene il ritmo della lingua madre renderebbe il testo più musicale”. Con lo spettacolo “Nel silenzio della vita” continua il Festival del Mediterraneo: 18 paesi, 30 spettacoli e incontri, conferenze, serate speciali, mostre, proiezioni, animazioni, per dar voce al “mare nostrum”, in programma fino a dicembre a Piccolo Teatro di Milano.
(Amalia Pisaniello)

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