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DSM-IV: una nuova sfida al mondo delle abduction

Da sempre la ricerca sul fenomeno dei rapimenti alieni ha suscitato reciproci sentimenti di costernazione, fascino e paura tra coloro che vi si sono avvicinati o hanno cercato di comprendere i fattori che potessero essere alla base di questa fenomenologia. Una sfida alla razionalità umana ovvero allo status quo precostituito da sempre imposto e mantenuto in nome di quella “correttezza” politica e scientifica, ovvero frutto di quella ideologia antropocentrica da sempre connaturata nell’animo umano, che non ha mai accettato cambiamenti drastici se non a seguito di drastiche rinunce. L’incessante vanificazione operata principalmente dal mondo accademico ovvero da schiere di “esperti” o da giudici dell’ultim’ora ha probabilmente sminuito e svilito a livello scientifico e mediatico quella parte della ricerca ufologica non preconcetta che ha cercato di studiare seriamente e scientificamente un fenomeno, i rapimenti alieni, che ad oltre quarant’anni dalla sua nascita ufficiale non ha trovato ancora una soluzione. Tale svilimento non ha però certamente inficiato né attenuato lo sforzo e la ricerca tesi verso la comprensione di simili quesiti. Da tali assunti numerosi ricercatori del CUN, ad esempio, si sono mossi negli ultimi decenni per focalizzare il proprio impegno ed il proprio operato verso una comprensione non preconcetta, ma soprattutto rigorosa, del fenomeno arrivando fino alla recente costituzione di una Commissione ad hoc per lo studio dei rapimenti alieni. In tale frangente alcune “voci fuori dal coro”, appartenenti tanto al mondo accademico quanto a quello della ricerca privata (ovvero non istituzionalizzata), sono riusciti a condurre questo annoso dibattito nelle alte sfere della ricerca scientifica dimostrando altresì come non fosse possibile negare, ridicolizzare o addirittura ghettizzare un fenomeno che nei suoi decenni di esistenza ufficiale ha trasceso e trascende ancora la nostra comprensione. Mack, Jacob, Hopkins, Leir, sono stati i personaggi più noti tra coloro che seriamente e “scientificamente” hanno indagato questo fenomeno, affiancati nel contempo da detrattori o scettici di turno che pur di non accettare spiegazioni meno convenzionali si sono mossi attraverso ogni via e utilizzando ogni mezzo che la propria posizione o le proprie conoscenze potevano permettergli. La non accettazione di questo fenomeno o la palese banalizzazione dello stesso si sono dovute comunque scontrare, negli ultimi anni, con una altrettanto inimmaginabile, quanto sorprendente, nuova corrente di pensiero, apparentemente “neutrale”, che ha cercato di analizzare e studiare il fenomeno svincolandosi da quei limiti e dogmi da sempre favoriti e auspicati da certi ambienti.
L''attuale concezione del mondo scientifico su questo fenomeno può essere verosimilmente espressa attraverso l’ampio e variegato mondo dei disturbi mentali, delle psicopatologie o di veri e propri disturbi di natura psichiatrica dalle manifestazioni simili a quelle riferite dai soggetti presumibilmente rapiti. A tali spiegazioni si può aggiungere anche l’altrettanto complessa concezione dell’uomo come prodotto della stimolazione ambientale e mediatica cui viene costantemente fatto oggetto. Tali asserzioni però risultano riduttive, approssimative e non esplicative della complessità intrinseca, ma manifesta, del fenomeno stesso. A questo possiamo aggiungere un''altra constatazione del tutto oggettiva. Nel vasto panorama degli studiosi, accademici e non, che vengono identificati come “scettici” una esigua minoranza di questi ha avuto la volontà o l''interesse di voler approfondire esaurientemente l''argomento. La maggior parte di coloro che criticano il fenomeno hanno avuto modo di conoscere la sua complessità e la sua letteratura prevalentemente attraverso le opere divulgative uscite negli ultimi decenni sull''argomento. Partire da basi così effimere non può condurre ad altro che a dare giudizi parziali o errati. Ci riferiamo al fatto che è professionalmente giusto dare ragione a coloro che, tra psicologi e psichiatri, ritengono altamente verosimile poter ravvisare nei resoconti testimoniali di questi soggetti la possibile presenza di psicopatologie. Si tratta effettivamente del lavoro che quotidianamente sono chiamati a compiere nei loro ambiti lavorativi. Limitare però l''intero fenomeno alla casistica dei disturbi e delle malattie mentali risulta essere alquanto riduttivo e fuorviante, nonché errato. Che cosa dovremmo farcene dei corpuscoli, conosciuti come microimpianti, rinvenuti all''interno del corpo di questi soggetti? Dovremmo ritenere che siano il prodotto della "fervida" mente di questi rapiti? Oppure dovremmo verosimilmente ipotizzare che possano essere il frutto di una tecnologia superiore. Forse le discipline che studiano la complessità ed i problemi della nostra mente possono venirci incontro e risolvere alcuni dei nostri quesiti, ma certamente non possono pretendere di spiegare l’intero fenomeno ovvero la sua complessità e la sua tangibilità.
La pubblicazione della nuovo aggiornamento alla quarta versione del manuale statistico e diagnostico per le malattie mentali (DSM-IV), ha portato con se nuove polemiche e nuova confusione nel mondo sia scientifico che ufologico. All''interno di questa nuova revisione del più noto ed usato manuale ad uso psichiatrico e psicologico per le malattie mentali è stato infatti inserito, de facto, l''ormai manifesto fenomeno delle abduction caratterizzandolo e presentandolo nelle sue diverse manifestazioni ovvero attraverso quelle patologie e quei disturbi che potrebbero spiegare una certa percentuale della casistica. Se a tale testo si aggiunge il recente Varieties of Anomalous Experience , dell’American Psychological Association, potremmo dire che il “cerchio si chiude”. Proprio in quest’ultimo lavoro, che cerca di esaminare le evidenze scientifiche di differenti “esperienze anomale” tra cui i presunti rapimenti alieni, dopo trenta pagine di trattazione e presunta risoluzione dell’enigma si giunge a delle conclusioni veramente sbalorditive in cui senza mezzi termini si afferma che «Le teorie accessibili sull’AAE (Alien Abduction Experience, N.d.R) devono essere considerate come provvisorie e necessariamente incomplete. […] Allo stesso tempo non tutte le ipotesi rimangono tanto valide quanto altre, oppure fortemente supportate dall’evidenza empirica. Per esempio la nostra trattazione trova solo minimo supporto per certe spiegazioni come per esempio il disturbo borderline della personalità e il collegamento tra le AAE e le psicopatologie.» In parole povere si afferma che pur se nella maggior parte dei casi sono identificabili ben altre matrici all’origine dei resoconti e dei vissuti esperienziali dei soggetti presunti addotti non esiste una spiegazione coerente e valida che possa spiegare in toto il fenomeno ovvero che possa far luce su quella ridotta percentuale di casi che sembra ancora sfuggire alle maglie della classificazione psicologica e psichiatrica. «Se le ipotesi (quelle avanzate per collocare il fenomeno all’interno di classificazioni e situazioni psichiatriche, N.d.R.) non possono completamente spiegare le AAE in termini prosaici, dovranno essere necessariamente approcciate spiegazioni più esoteriche. La più prominente tra queste vede coma vera l’ipotesi del rapimento alieno (AAE nel testo, N.d.R.). Ma ci troviamo nuovamente davanti all’assenza di solide prove per supportare questa spiegazione». Prove, potremmo aggiunge noi, che sembrano in molti casi lasciare però meno dubbi di quanto si possa ritenere. Potremmo anche ricordarci di quell’antico distico che afferma «l’assenza della prova non significa la prova dell’assenza», distico che qualcuno farebbe bene a tenersi a mente... Da tali dati si può ricevere anche conferma a quello che numerosi studiosi nostrani, noi compresi, affermano ormai già da anni ovvero che, se un’alta percentuale dei casi può essere plausibilmente ricondotta a spiegazioni più terrestri esiste una percentuale non esigua, tra il 2 e il 5%, in cui non è possibile applicare nessun tipo di spiegazione convenzionalmente valida ovvero riconducibile a psicopatologie o a disturbi neuro-psichiatrici. Nel caso delle abduction sicuramente non saremo sommersi da evidenze risolutive sull’esistenza del fenomeno, ma il lento e sistematico studio compiuto in oltre quarant’anni ha permesso di collezionare prove che in certi casi si sono rese più che circostanziali. Il Dr. Roger Leir, ad esempio, attraverso l’estrazione di micro-impianti di presunta origine aliena inseriti a livello subcutaneo ha potuto constatare come il livello isotopico degli elementi costituenti tali corpuscoli indicasse una provenienza non terrestre per gli stessi. Dovremmo ipotizzare che micrometeoriti dell’ordine di qualche millimetro siano andati ad “innestarsi ” sotto la pelle di qualche soggetto senza che questi se ne potesse rendere conto? Nella ricerca scientifica non è possibile escludere mai nessuna ipotesi, almeno questo vorrebbe la correttezza della ricerca, ma riteniamo altamente improbabile una situazione come indicata sopra. Soprattutto se si aggiunge che questi piccoli corpuscoli possedevano proprietà magnetiche non irrilevanti ed erano soprattutto capaci di interagire con il nostro sistema nervoso attraverso interazioni elettro-chimiche con i coni di accrescimento di neuroni liberi trovati in quantità altamente insolite attorno agli stessi microimpianti. Questi sono sicuramente oggetti che non possono essere definiti “schegge”, come riferito da qualche buon scettico totalmente mal documentato. All’interno di questa accesa diatriba il DSM-IV si è insinuato come un nuovo monito sia per gli scettici quanto per gli ufologi. Troppo sbrigativamente infatti gli stessi ufologi hanno certe volte gridato al rapimento alieno senza possedere indizi o materiale che potesse comprovare minimamente la validità di un caso. Allo stesso tempo davanti a casi inoppugnabili, quelli cui neanche il miglior psichiatra o psicologo è riuscito a dare una spiegazione, gli studi sono riusciti fino ad oggi a convalidare la realtà degli eventi traumatici narrati come anche di innesti e di cicatrici totalmente anomale, e non autoprodotte, sui corpi degli ignari soggetti. Prove tangibili che “qualcosa di anomalo” era realmente avvenuto. A tale riguardo è bene sottolineare la ricorrente presenza di un disturbo post-traumatico da stress (DPTS) acuto in quella percentuale di soggetti (tra il 2 e il 5) che verosimilmente avevano vissuto esperienze anomale .
Nello stesso capitolo del DSM-IV in cui è stata inserita questa trattazione , dopo aver preso in esame la variegata fenomenologia associata con questi eventi e quelle che potrebbero essere alcune sue spiegazioni, inaspettatamente il Dr. David Lukoff (Ph.D,) afferma che «[…] la psicopatologia non è riuscita a spiegare tutti i fenomeni ed i fattori associati con queste esperienze […] – come anche - queste vicende straordinarie, che per molti potrebbero sembrare pura fantasia, stanno assumendo un valore sempre maggiore e non possono essere ignorate dalla pratica clinica». Si giunge infine a quello che potrebbe, e dovrebbe, essere considerato come il monito per tutti coloro che continuano a negare o svilire tale fenomenologia additandola come il semplice frutto di malattie mentali: «[…] studi psichiatrici e psicologici su soggetti rapiti da alieni, includendo alcuni casi personalmente studiati, hanno fallito nell’identificare psicopatologie consistenti alla base di queste esperienze (grassetto del redattore). I rapiti possono, ovviamente, soffrire di disturbi emozionali o mentali a seguito di questi, spesso, traumatici eventi ed in alcuni casi sono state anche evidenziate successivamente serie condizioni psichiatriche correlate. Diversi soggetti provengono da situazioni familiari problematiche, ma in nessun caso i disordini emozionali o mentali hanno condotto ad una risoluzione delle esperienze di rapimento alieno».
Affermazioni che lasciano realmente senza parole. Forse per la prima volta apertamente la scienza Ufficiale (quella proprio con la “U” maiuscola) convalida la presenza di una matrice anomala dietro le esperienze di rapimento alieno. Indubitabilmente si potrà sempre parlare di condizioni o disturbi mentali ancora non conosciuti ma anche in questo caso non si potrà fare a meno di considerare ed osservare una percentuale dei casi di abduction come genuini, in cui cioè le spiegazioni convenzionali non trovano seguito, lasciando aperti quei cancelli che vedono in un possibile intervento alieno una delle spiegazioni al fenomeno. Scarsamente divulgata, ma soprattutto estremamente scomoda, questa accettazione di un fattore “anomalo” alla base di queste esperienze apre la comunità scientifica verso un nuovo possibile campo di studi estremamente complesso e variegato. Quarant’anni di negazioni hanno condotto ad un unico dato di fatto, dietro alle abduction si cela concretamente un fenomeno reale dalle origini e dalle valenze ancora incerte, ma non certo relegabile unicamente al campo della psicopatologia e del mero condizionamento mediatico.
(Enrico Baccarini)

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