Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

Jerzy Skolimovski: "Quattro notti con Anna"

Organizzare la realtà in modo che questa colpisca lo spettatore in maniera caotica, brutale, indisciplinata.

Così Jerzy Skolimovski, regista polacco classe 1938, aggredisce lo spettatore, come i protagonisti delle proprie storie. Tale era il suo approccio alla materia filmica, conservatosi intatto dopo diciassette anni di lontananza dalla macchina da presa, magnificamente visibile in “Quattro notti con Anna”, film del 2008 proiettato all’interno della rassegna dedicata al regista al Nuovo Cinema Aquila.

Storia cupa, illusoria, realtà disgregata, ricostruibile nella perentorietà di un finale che non lascia spazio all’illeggibilità. Un manto sonoro costruito sul silenzio interattivo e sull’urlato della domanda inquisitoria, riempito dai crepitii della realtà.

Leon Okrasa si aggira fra le strade vuote di un piccolo paese polacco. Luogo fangoso, cupo, stretto tra il fiume e il crematoio di un grande ospedale, gravato da un cielo plumbeo. Il primo trasporta la carcassa di una mucca, surreale fantoccio di un qualche dispetto della natura, nel secondo si inceneriscono i resti umani della degenza. L’uomo, orfano dalla nascita accudito da una nonna prossima alla morte, si muoverà tra questi due estremi, che ne decideranno fatalmente la sorte.

Accanto a questi due luoghi di costruzione narrativa vi è la casa, sede in cui i fantasmi della brutale realtà filtrata all’esterno si fanno oggetti di un desiderio di vicinanza e condivisione. Succede allora che Leon, dopo aver assistito alla violenza sessuale su una donna, si innamora teneramente della stessa. Anna, infermiera presso l’ospedale cittadino, dirimpettaia dalle forme opulente e dalla bellezza consumata, diviene l’oggetto di un impulso d’amore che si concretizzerà nel silenzioso scorrere di quattro notti passate assieme. Delle stesse, in un arguto passaggio di testimone, lo spettatore diviene soggetto voyeuristico, custode di un segreto che vedrà l’uomo intento a vegliare sul solitario sonno della donna, senza abusarne, al contrario abbellendo la miseria di due esistenze marginali con piccoli gesti di cura. Sconvolgendo ancora una volta il visibile, il regista rimescolerà la realtà, dissacrandola, avviluppandola nell’indeterminatezza di flashback occultatori, in una storia che frustra e colpisce, affonda gli innocenti e non rinviene colpevoli.

Ritratto tagliente di una Polonia ritrovata dopo il lungo esilio volontario. Film capace di mantenere viva l’attenzione nel silenzio e nel buio, di rinvenire carcasse di drammi facendo rifulgere, tuttavia, piccoli momenti di grazia.   

 

(Caterina Martucci)

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM